POPOLI: CORSO GRAMSCI CHIUSO DA VENT’ANNI, I COMMERCIANTI NE CHIEDONO LA RIAPERTURA

L’isola pedonale di Popoli torna a far discutere. Sono i commercianti della zona che ancora una volta ne chiedono la riapertura: “Il corso una volta cuore pulsante della nostra cittadina è oggi una landa desertica e a subire le conseguenze di questa drammatica trasformazione in negativo del paese siamo noi commercianti costretti a fare i salti mortali per tenere aperte le nostre attività”. Stufi di aspettare le promesse delle varie amministrazioni che si sono succedute nel tempo, i commercianti di Corso Gramsci ne chiedono l’immediata riapertura altrimenti minacciano la serrata. “La chiusura di Corso Gramsci, la creazione del senso unico di via Vittorito in uscita anziché in entrata, come sarebbe stato logico e naturale per facilitare l’ingresso al paese per chi viene da Sulmona”, sottolineano i negozianti, “ha provocato danni devastanti al settore del commercio. Quando muore il centro di un paese, muore l’intero paese! Ed oggi purtroppo Popoli è fuori da tutte le mappe degli interessi della zona, svuotato di tutto, dalle attività commerciali a quelle piccole artigianali/industriali”. “Molte luci si sono spente” – incalzano i commercianti –  “e intere generazioni dai 20enni ai 40enni sono state costrette ad emigrare in cerca di lavoro altrove; nessuno, né locale né forestiero, ha avuto più il coraggio di intraprendere una qualsivoglia attività, ogni energia positiva è stata azzerata, quasi anestetizzata!”. La decisione di chiudere Corso Gramsci è arrivata circa 20 anni fa e l’allora sindaco Emidio Castricone “affermò solennemente, dinanzi ad un incontro con i commercianti popolesi, che l’isola pedonale sarebbe stata sperimentale e se di lì a qualche tempo fosse stato evidente che quella decisione avesse creato problemi anziché portare giovamento al paese, l’sola pedonale sarebbe stata cancellata. Nei mesi scorsi, i commercianti hanno avuto modo di incontrare l’attuale Amministrazione comunale, presente anche il sindaco di Popoli, Dino Santoro, e hanno fatto la loro proposta: riaprire Corso Gramsci alle auto, creare parcheggi a pagamento in tutta la zona centrale, dare più rilevanza al decoro urbano, curare maggiormente l’illuminazione del centro del paese, creare nuove sinergie con le attività principali come le Terme e la Riserva di Capo Pescara. E ancora: l’apertura di punti di informazione, proprio in Corso Gramsci. In quell’occasione sarebbe stata concordata anche la data d’inizio della nuova proposta ma, da allora, nessuno si è fatto più sentire. “La speranza è che anche questa, come le altre, non sia solo una vana e falsa promessa”, incalzano i negozianti “vogliamo che l’Amministrazione capisca una cosa fondamentale: il centro di ogni città  è il primo ed il più importante biglietto da visita del paese. Venendo a mancare questo concetto, ne pagano le conseguenze in negativo tutti i residenti, come purtroppo è sotto gli occhi di tutti noi”, concludono i negozianti fiduciosi che le cose cambino in fretta.

2 thoughts on “POPOLI: CORSO GRAMSCI CHIUSO DA VENT’ANNI, I COMMERCIANTI NE CHIEDONO LA RIAPERTURA

  • Bei tempi quando c’era il bar di Cecco Paolo, sempre pieno , gelati buonissimi, li faceva lui, la domenica esponeva il tabellone del Totocalcio , aveva il juke box, i bigliardini e poi il negozio di dischi di Geo, l’edicola di Fracasso, molti altri negozi, quando era festa non si riusciva neanche a camminare per la folla.

    • “I negozianti”(?). Non è corretto citare termini astratti. La cronaca impone citare nomi o documenti che evidenziano affermazioni. Comunque su questa strada ci sono anche residenti mai interpellati sulla questione che potrebbero pensarla diversamente. E si smetta di usare il termine “riaprire” come se corso Gramsci sia stato recintato con il filo spinato. Si potrebbe pensare alla fruibilità della strada, come d’altra parte avviene oggi, al passaggio dei veicoli per motivi oggettivi e giustificati, non di certo per giri di pista o soste a lungo termine per la slot machine. Basta buon senso e civiltà, merce rara.

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