È USCITO IL SECONDO VOLUME DI “I RACCONTI DI MANDRA MURATA” DELLO SCRITTORE POPOLESE DAMIANI
A distanza esatta di un anno dal primo, è stato dato alle stampe il secondo volume dell’opera di narrativa “I racconti di Mandra Murata” dell’autore popolese Bonifacio Giorgio Damiani, alla sua terza fatica letteraria; pubblicato dalla casa editrice Aletti di Corridonia nella collana “I Diamanti della Narrativa”. Alessandro Quasimodo, noto attore, regista e poeta italiano, figlio del premio Nobel Salvatore Quasimodo, ne ha curato la prefazione. L’incipit del libro è segnato da un aforisma in latino del letterato romano Severino Boezio: “Nunc fluens facit tempus, nunc stans facit aeternitatem”. Al di là del significato filosofico, la citazione mette in evidenza che i tre racconti narrati si svolgono nell’era moderna, in contrapposizione con le novelle del primo volume, le quali partono dall’alto Medioevo e finiscono con un episodio fantascientifico vissuto in un futuro, sia pure non lontano. Il primo racconto “I DIACRI”, narra le vicende escursionistiche di sei professionisti legati dall’amore per la montagna, i quali si limitano a girovagare per le lande di Mandra Murata. Durante le loro fatiche domenicali, finiscono per affrontare temi di alto tenore speculativo, compresi gli aspetti teologici; questi ultimi allo scopo di convertire l’unico ateo del gruppo. Nel corso del racconto si alternano argomentazioni contrastanti tra i sei alpinisti, senza mai raggiungere un risultato positivo in tema di conversione e si conclude con l’introduzione al racconto successivo, dopo la sua fine tragica. Lo svolgimento del secondo episodio “IL GRAVOSO PEGNO DEL GIGANTE” nasce dalla curiosità che si insinua dalla visione di un’epigrafe scolpita su una lapide ancorata nella parete esterna di un fabbricato abitativo di Acciano, riferentesi ad un gigante vissuto durante le guerre di indipendenza. Un componente della comitiva si prende l’impegno di attingere notizie dagli occupanti dell’edificio sulle vicende del personaggio, il quale da giovane espatria per arrivare in Francia dove finisce per diventare il guardaportone del re Luigi Filippo d’Orleans. Nel corso della rivoluzione popolare francese del 1848, il gigante, nel tentativo di opporsi all’assalto del palazzo reale da parte dei contestatori del regime, provoca la caduta di alcuni manifestanti. Egli raccoglie da terra uno di loro, perché vecchio e malandato e lo ricovera, di nascosto, nella salmeria del palazzo delle Tuileries. Questi, prima di morire, gli rivela la necessità di portare a termine la quarta profezia dei Templari e l’appartenenza di Garibaldi all’Ordine del Grande Oriente di Francia. Lo invita a prelevare dei documenti importanti tenuti nascosti nella sua abitazione e di consegnarli all’eroe dei due mondi. Il gigante, diventato garibaldino e guardia del corpo del generale, viene ferito nel corso della battaglia per la difesa della Repubblica Romana. Congedato riceve da Garibaldi un cofanetto contenente atti e valori in denaro, che l’abruzzese nasconde in un nido di falchi all’interno del Fosso di Pietrarossa, grossa dolina di Mandra Murata, in attesa di una visita del generale in terra subequana per il recupero dello scrigno. Il tentativo dei due di riprendere il forziere viene vanificato dalla presenza sulla montagna di un folto numero di briganti. A questo punto inizia il terzo racconto, “WALL STREET’S DAY”, che tratta di un revival dei tempi di infanzia di una compagnia di amici, abitanti in un quartiere di periferia all’epoca del dopoguerra degli anni 50/60. Essi decidono di ritrovarsi, nonostante la maggior parte di loro risiedano e lavorino lontano da Popoli, e rievocare le occupazioni e i giochi dell’età della loro fanciullezza spensierata, ma soprattutto povera, da cui l’appellativo antifonale con il ricco quartiere americano. Dopo un comune rimpianto per i valori di allora e di una vita vissuta nel rispetto della natura e del ciclo biologico scandito dal flusso energetico solare, si mettono d’accordo, per tendere una trappola a quello che fra di loro aveva assunto d’improvviso, atteggiamenti di agiatezza e di spavalderia, facendolo ubriacare e attirandolo con domande esaltanti. Il soggetto ormai ebbro confessa di aver trovato uno scrigno appartenuto a Garibaldi. In un istante di ravvedimento, consapevole di aver rivelato un segreto che doveva custodire tenacemente, tende a sua volta un raggiro mentale ai compagni che vengono indotti a nutrire forti dubbi sulla veridicità della sensazionale scoperta. La lettura del volume, accattivante e denso di avvenimenti clamorosi e di argomentazioni di carattere scientifico che, a tratti, potrebbero apparire astrusi, scorre in modo piacevole, anche perché i tre racconti, pur avendo una individualità distinta, risultano legati intimamente tra loro da un filo conduttore che li fa apparire come un unico, avvincente vissuto reale.