MA QUEL POVERO SAN PANFILO CHE C’ENTRA …?
di Luigi Liberatore – E’ successo qualcosa. Non lassù in cielo, dove non è ammesso litigare, nemmeno dopo aver assistito al sussulto della Madonna che scappa in piazza, sfuggita per poco alla caduta, e nemmeno al disonore patito da San Panfilo, protettore di Sulmona, non accompagnato per la prima volta in processione (non sono sicuro, però) dal sindaco senza la sua fascia tricolore a tracolla. Da laico poco autentico, sono convinto che a Pasqua la Madonna non se la sia presa davvero per l’inconveniente durante la corsa verso il Figlio risorto, ma che san Panfilo, soprattutto perché protettore della città, abbia potuto provare un sentimento per il mancato riguardo nei suoi confronti da parte delle autorità civili. Semprechè in cielo ci sia spazio per una valutazione delle debolezze che semmai appartengono al genere umano per cui ci fanno apparire, qui in terra, rispettosi, ossequiosi o dispettosi… Fate a meno di questa mia effimera riflessione, tuttavia non posso sorvolare sul fatto che alla processione di San Panfilo non ci sia stato il sindaco con la fascia, o il suo vicario. Non c’era né il primo cittadino, Gianfranco Di Piero, né il vice sindaco, Franco Casciani, per cui ritengo che sia stato reso un grande affronto non tanto al santo protettore di Sulmona, a una statua in fondo, quanto alla popolazione, ai fedeli soprattutto che immagino abbiano potuto provare una specie di insulto al loro pensiero sia religioso che politico-civile. Non mi va di chiedermi cosa abbia potuto pensare il vescovo di Sulmona, sarei invece curioso di sapere cosa abbia indotto il primo cittadino di Sulmona, Gianfranco Di Piero, a disertare la funzione religiosa, e anche le motivazioni che abbiano distolto il suo vicario, Franco Casciani, dalle celebrazione di San Panfilo. Una mezza idea io ce l’avrei, ma non posso riferirla così su due piedi, almeno non prima che San Panfilo smaltisca i suoi dissapori lassù in cielo (e me lo faccia sapere). Per amore della verità c’era in processione il buon assessore Attilio D’Andrea, il quale ha fatto la sua parte di rappresentante dell’amministrazione comunale e forse avrebbe pure voluto portare, da buon cireneo, la fascia tricolore, ma il protocollo non lo prevedeva. Lui ha una croce terrena da sopportare, quella della contiguità con Di Piero e Fasciani, sicchè, almeno giornalisticamente, gli possiamo concedere, per giusta causa, l’assoluzione. Di una cosa siamo convinti tuttavia: che lassù in cielo nessuno voglia più bene a sindaco e vice sindaco che per i loro litigi terreni hanno violato la serenità religiosa dei santi e dei fedeli. E che ne vogliano, meno ancora, a consiglieri e consigliori di Sulmona.
sopra ogni uomo e le sue miserie regna il GONFALONE e nello specifico il Gonfalone della Città di Sulmona con la sua medaglia al valor militare ed il suo tricolore a colmare le piccinerie di chi non sa…
Adesso anche i santi vengono scomodati nella diatriba politica,non si sa piu a chi rivolrgersi,mentre Sulmona è infognata da decenni da brutta gente,che anno dopo anno se la sta mangiando tutta,questa è l’amara realta!!!!
Se hanno violato la serenità religiosa la ragione c’è.
Non solo la religione è stata violata ma anche il benessere dell’ambiente e dei cittadini.
Non per trent’anni come con Messina Denaro ma è almeno vent’anni che la valle Peligna è stata e continua ad essere avvelenata da presenti e passati mascalzoni.
Se ci siano stati fedeli praticanti lo lascio a San Panfilo che li perdonerà o altro.
Nel frattempo che si continui con le stupidate e prese in giro.