GIUDA UN UOMO MODERNO
di Massimo di Paolo – Creare le condizioni per una riflessione nei giorni della Santa Pasqua appare cosa azzardata. Diventa facile abbracciare dimensioni scontate e banali. Si rischia anche di partecipare facilmente al rumore diffuso, generato dagli auguri dovuti o al bisogno di serenità e di parcheggio per anime inquiete.
Il pezzo, che “Strumenti & Parole” scrive ai suoi lettori, in prossimità della Pasqua, trova spunto dalle narrazioni sul ritratto di Giuda. Utile per tutti noi.
L’Iscariota: figura inquietante, odiata da secoli, esorcizzata sempre. Eppure divenuta esempio per ogni uomo immerso nel recupero di una dimensione umana: prima tradita, poi rimpianta e successivamente ricostruita con il personale pentimento. Il pentimento di Giuda che narra, a distanza di duemila anni, agli uomini del ventunesimo secolo, infelici e soli, immersi nei consumi e nei desideri di possesso, il caro costo da pagare. Quei trenta denari, come epilogo della narrazione raccolta nei Vangeli, a significare che tradire o vendere hanno lo stesso significato. Tutto, ma proprio tutto, nella storia fino ai giorni nostri si semplifica, si condensa in una schifosissima faccenda di denaro. Reale o simbolico, di posizione, di potere, di ricchezza ma sempre correlato all’abbandono di chi si è amato. Un amico, un amante, un collega, un fratello, un maestro, una compagna di vita, tutto ha un prezzo e ognuno ha un pezzo di Giuda dentro di sé. Parafrasando Sorrentino: essere lasciati soli disorienta ma “l’abbandono si subisce” e fa soffrire. Il tradire vuol dire abbandonare, rompere, tagliare il legame non offrire più nessuna possibilità di salvezza.
Una serpe che morde l’animo, si muove affamata di “rendita da posizione”: in famiglia, sul posto di lavoro, nella squadra di calcio, nella comunità di appartenenza. Pur di nutrire la parte “Iscariota” che alloggia, nascosta nelle pieghe dell’animo, all’insegna del consumo, dell’avere, dello status, della posizione, del comando, della bellezza, della ricchezza. Nessuno ne resta immune: “il vendere e il tradire”, nel Getsemani, poi sul Calvario fino ai giorni nostri, sdoganati da un capitalismo sfrontato e senza regole, diventano qualità indispensabili per la sopravvivenza. Per essere uguali tra i Giuda, famelici tra lupi. Chi non lo sa essere o non lo vuole essere entra, per scelta, per necessità o per sorte, tra le vite di scarto. Tra gli scarti della modernità (Z. Bauman). Conoscere Giuda è conoscere l’uomo moderno, le sue tendenze le sue derive. È riconoscersi. I 30 denari sono il simbolo del compromesso, il limite, l’asticella con cui ci si misura, con cui si patteggia il tradimento e la vendita. “lo riconoscerete perché gli darò un bacio”: la metafora dei giuramenti di fedeltà, lealtà, amicizia, unione, legame che, pronunciati, indicano l’agnello sacrificale. Giuda come emblema, metafora dell’uomo moderno. Una guida, un accompagnatore per osservarci da vicino, per guardare quante volte abbiamo venduto, abbiamo tradito, quante volte l’ingordigia, l’egoismo ci ha battuti. Quante volte abbiamo insegnato a tradire, quante volte abbiamo trovato le parole per giustificare quel copione recitato con cinismo, con impassibilità. Quante volte ci siamo tesi per baciare la persona a cui abbiamo dato i simulacri dell’affetto, dell’amore, del bene, della stima, prima di voltargli le spalle per non vedere. La narrazione su Giuda e sui trenta denari, una narrazione moderna. Priva di pentimento.
Buona Pasqua
Mi preme ricordare che Giuda si è pentito (Matteo 27,3). Sono gli uomini moderni che non si pentono.