UN PATTO PER SULMONA

di Massimo di Paolo – Chiacchiericcio generale. O per dirla con stile: “rumor”. La parola latina accolta nell’inglese -americano, indica una notizia che circola insistentemente, in modo un po’ confuso senza conferme o verifiche ufficiali. Per passare a qualcosa di più popolare, possiamo attingere al detto contadino, che sbaglia raramente: “il pollaio non ha pace se le galline cantano e il gallo tace”.

Certo è che il sistema politico amministrativo a Sulmona sembra di nuovo scricchiolare. E, si sa, gli scricchiolii, nella cambusa di una nave, allarmano non poco. Siamo al lumicino, al caos, al nulla. Consiglieri di maggioranza che gridano allarme, suonano la sveglia, impongono il passo. Scrivono lettere, sottolineano lacune, criticità, assenze, immobilismo. La minoranza è disorientata. Non dice, non espone, non fa l’opposizione. Tace. O forse, seduta a bordo riva, aspetta. Potrebbe essere in uno stato di confusione perché vede usurpato il proprio ruolo. Cioè un pezzo di maggioranza che fa l’opposizione. Tutto con gioco sembra, ma niente è per gioco. Si avvicina l’approvazione del bilancio e le poste in gioco iniziano ad essere definite sui tavoli.

A “Sulmona nostra” ormai non resta che appellarsi alla protezione del “poverello d’Assisi” affinchè illumini, di umiltà e di senso di responsabilità, chi gestisce la città.

Appare un destino incomprensibile quello che veleggia sulla patria di Ovidio. Un’amministrazione dietro l’altra che non offre metodo, soluzioni, azioni, progetti. Mentre sempre evidenti appaiono parole, conflitti, guerriglia camuffata. Chi è investito da un voto popolare è scelto. Almeno che non ci si rinunci: si assumono doveri etici ed istituzionali. Tra i primi, quello di rappresentare la cittadinanza tutta. Io direi a partire dai più deboli, dai marginalizzati, da chi non sa il latino, non può andare a teatro, rovista tra i materiali a chiusura di mercato, assiste con fatica figli o anziani, fa la fila al CUP, spesso sotto l’acqua, per un appuntamento sanitario a otto mesi, guarda e riguarda il modello ISEE per sapere se può e dove bussare. Poi, sempre chi ha ritenuto di avere la statura per la rappresentanza, assume un dovere di guida e anche di coordinamento di una squadra. Una buona guida ascolta, rileva segni, condivide visioni, veleggia e accompagna tra sogni, progetti e prassi. Tiene fede alla parola data. Sempre.  Chi coordina usa metodo, appunta priorità, dà precedenze, cataloga le urgenze, sviluppa azioni, tiene di conto, sostituisce chi non regge il passo, chi gioca sporco, chi non condivide, chi sa nutrire solo sestesso. Ma il dovere più importante di chi rappresenta, di chi è stato scelto, è quello di decidere. Di avere coraggio. Come si suole dire di avere gli “zebedei”. Di articolare le scelte con altri ma poi di decidere. Secondo un piano, una strategia politica e amministrativa. Ma decidere.

Tutto sospeso, solo dichiarato, solo enfatizzato. Qualcuno, fortunatamente, assume il compito di tirare le redini, di rendere il morso stretto, di alzare lo scudo al petto per agire, per attivare la triste brigata.

Forza Signori i cittadini vi guardano, fuori le xxxx e andare avanti!  Prima le priorità, senza dimenticare di spuntare le cose fatte. Lasciamo le vecchie consuetudini politiche, il serpeggiare, i parolai, l’analisi, il pensiero critico! Elenco alla mano e lavorare su quello che si può fare subito con quello che abbiamo, poi le cose un pò più complesse. Senza dimenticare di incontrare i cittadini periodicamente.

Non è tempo di fallire! Non è tempo di fallire ancora. Mettiamoci la faccia ed energia. Tanta. Con l’auspicio di una riscossa. Le famiglie dei lavoratori della Magneti Marelli sono in allarme. L’ospedale dimenticato: polvere sotto il tappeto. Il lavoro; il lavoro e tanto altro ancora. Lo rileggiamo insieme il programma di mandato, e con esso, gli impegni dichiarati e presi con la nostra Comunità.

One thought on “UN PATTO PER SULMONA

  • Sfortunatamente senza responsabilità a tutti i livelli di amministrazione e politiche si può solo arrancare e sopportare finché si può questa situazione assurda.

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