PASQUA A SULMONA, L’ASPETTO SPIRITUALE TRA PASSATO E PRESENTE

La Pasqua a Sulmona è sacra. Non solo per la Settimana Santa, non solo per la Resurrezione di Gesù Cristo, ma perché tutta la città vive con estremo orgoglio e partecipazione ogni tappa del rituale. Non ci si chiede più se è religione o tradizione, se è la conseguenza del “si è sempre fatto così” o se è il cuore fervente di cristiani che spinge la cittadinanza tutta a piazza Garibaldi prima di mezzogiorno per vedere la tradizionale corsa della Madonna verso il Cristo Risorto, che conoscono tutti a memoria ma che nessuno vuole perdersi; perché ricordiamo, anche l’andatura o la rosa che non si scopre potrebbero essere causa di possibili presagi o sventure, o mancati raccolti come sostenevano le antiche credenze popolari. Certo è che il pensiero comune dice che l’allontanamento dal sacro arriva con la contemporaneità, con l’avvento del nuovo, con la tecnologia, con le distrazioni che il nuovo millennio ha regalato all’uomo. E invece non è così! L’autorevole “Gazzetta di Sulmona”, settimanale il cui primo numero uscì nel lontano 14 marzo 1874, diretto dal sacerdote don Leopoldo Dorucci, pubblicò un editoriale molto interessante nello stesso anno in occasione della Pasqua: “A Sulmona è famosa la Funzione di Pasqua. Noi credevamo che fin da quest’anno non si sarebbe fatta più; ma ci siamo ingannati. Anche quest’anno dunque l’abbiamo riavuta. Per chi non s’è trovato mai in quella sacra funzione, sarà bene darne qui alcun cenno. A capo della Piazza Maggiore si mette la statua del Cristo risorto. Escono da una chiesa laterale due santi, i quali s’accorgono che Cristo è risuscitato. Tornano indietro, e vanno ad avvertire altri santi e Madonne che s’aggruppano e si sparpagliano e formicolano intorno al Cristo. Risolvono finalmente di mandare a chiamare la Madonna. Vanno dunque due santi. La Madonna vien fuori vestita a gramaglia, e si avanza lentamente verso il Cristo. Alla fine riconosce il suo Figliuolo; scoppia una bomba; le campane suonano; suona la banda musicale; molte rondinelle che stavano chiuse in un canestro, si fanno volare, e la Madonna in un attimo lascia il manto nero e comparisce vestita a festa. Se in mezzo a questo parapiglia tu volgi lo sguardo all’onorevole pubblico, vedrai migliaia di bocche aperte e sorridenti; ma t’accorgerai pure che nel cuore non c’è entrato nulla. Conchiudiamo dunque. Poi che oggi queste funzioni sono divenute una mera esteriorità, una forma senza il sentimento, a noi sembra che si potrebbero e anzi si dovrebbero smettere per sempre”. 

Un’osservazione fatta in tempi non sospetti, un pensiero fuori dal coro, un’osservazione fatta con occhio critico e con un pizzico di cinismo ma con l’intenzione di svegliare la coscienza di quegli uomini del passato più legati all’effimero che ai valori del cristianesimo. Ed oggi? Forse oggi capiremo che non siamo così diversi dai nostri predecessori. È importante il rito, è meraviglioso vedere quanti si impegnano nella realizzazione delle processioni, della corsa, e di ogni piccolo particolare che arricchisce queste giornate speciali; ma sarebbe altrettanto bello pensare che ci fosse dietro un significato più alto come ha puntualizzato, nel 2010, Mons. Angelo Spina Vescovo della Diocesi di Sulmona-Valva, commentando il libro la Santa Settimana di Claudio Lattanzio e Giuseppe Fuggetta.  “La Spiritualità si esprime attraverso segni esteriori proprio perché l’essere umano ha bisogno di esternarla. L’aspetto esteriore, che molte volte può diventare folclore, non deve tuttavia prevalere su quello spirituale, altrimenti si rischia di avere una forma senza contenuti. Spiritualità e folclore devono camminare insieme in un sapiente e sano equilibrio.” e ancora a proposito delle Confraternite cittadine: “Ho ritenuto e ritengo che si debbano riportare nell’alveo ecclesiale giusto queste benemerite istituzioni per ridare ad esse autentico spirito cristiano, anche se, me ne rendo conto, non è un’impresa facile a causa di stratificazioni, consolidate nel tempo che le rendono, a volte, sorde ai pur continui richiami dell’autorità ecclesiale”.

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