TENTATO FEMMINICIDIO, PARLA LA DONNA FERITA: VOLEVO GIUSTIZIA

“Questo per me è un giorno di giustizia, non di vendetta, né di festa. Un punto dal quale ripartire, per tornare a vivere nella speranza. Vorrei che la mia esperienza trovi un senso diventando utile a tutti coloro, donne e uomini, che possono ancora riconoscere la violenza ed evitarla”. All’indomani della sentenza con cui il tribunale di Sulmona ha condannato il suo ex marito che aveva tentato di ucciderla a colpi di coltello, la donna scampata miracolosamente alla morte solo grazie all’intervento del figlio che l’ha salvata dalla furia del padre, decide di parlare. E lo fa in esclusiva con il quotidiano il Centro in un articolo del giornalista Claudio Lattanzio in cui  manifesta la sua speranza nella vita contro ogni manifestazione di violenza, sia contro gli uomini che contro le donne. Non arriva però, il perdono richiesto dal marito, Alyko Hysen 53enne di origini albanesi, ma radicato da anni nel tessuto cittadino di Sulmona. Nel corso dell’udienza che ha portato poi il tribunale a pronunciare la condanna a 16 anni di reclusione, l’uomo aveva rilasciato delle dichiarazioni spontanee chiedendo perdono alla ex moglie e ai suoi tre figli. “Chiedo scusa per il dolore che ho provocato a tutte le persone. Quella sera non so cosa mi sia successo. Magari potessi tornare indietro. In un attimo ho perso tutto: la mia famiglia, l’amore per i miei cari e la libertà”. Un pentimento arrivato in extremis, forse per far breccia nel cuore dei giudici per avere una sentenza più clemente. “Scuse che prima dell’udienza non erano mai pervenute”, fa sapere la donna tramite il suo legale, l’avvocato Maurizia Sciuba che l’ha assistita nel processo. Sono scuse che arrivano dentro l’aula è non per vie private e alternative”.
“In tempi ragionevoli e con efficienza la Procura e il Tribunale di Sulmona hanno definito una pendenza così grave e gravosa, restituendo alle vittime di tanta violenza la fiducia verso un futuro che può ancora essere giusto”, afferma il difensore della donna, parte civile nel processo, l’avvocato Maurizia Sciuba. “Restiamo in attesa degli eventuali successivi gradi di giudizio continuando a credere che ci sarà ancora Giustizia e sperando che questa triste vicenda possa essere da monito per altre donne e contribuire a formare una coscienza collettiva ispirata al rispetto della vita”. Oltre alla condanna a sedici anni di reclusione per Alyko Hysen, è stata disposto il pagamento di una provvisionale di 50 mila euro nei confronti della moglie, l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, la sospensione della potestà genitoriale e il pagamento delle spese processuali, più il risarcimento da calcolarsi in separata sede. Era il 29 luglio 2021 quando il 53 enne, aveva atteso la moglie sotto casa in via Montesanto, e dopo una breve discussione l’ha colpita con due fendenti ferendola gravemente all’addome. In soccorso della donna è arrivato il figlio maggiorenne che, dopo aver disarmato il padre, lo ha immobilizzato sotto gli occhi terrorizzati di alcuni testimoni accorsi alle urla della donna. Subito dopo è arrivata la volante della polizia che ha preso in consegna l’uomo portandolo in carcere dove è ancora detenuto.