ERRANZE E PERMANENZE. RESTARE O PARTIRE

di Massimo di Paolo – La seconda contrapposizione, che “Libri & Visioni” vuole proporre questa settimana ai propri lettori, è tra due fenomeni che caratterizzano, in particolar modo, le terre del sud ancora di più le aree interne. E’ la contrapposizione tra chi resta e chi espatria dai propri luoghi, una lettura per capire un fenomeno struggente e complesso che caratterizza anche il nostro territorio e le nostre comunità. Lo facciamo attraverso due proposte molto interessanti, dalle strutture completamente diverse ma bellissime entrambe, ancora più belle se, i due libri suggeriti, saranno letti uno “accanto” all’altro. il primo è di Mario Desiati “Spatriati”, vincitore del premio strega 2022, edito Einaudi.

Spatriati

Un romanzo che narra la storia di due giovani con profili contrapposti. Claudia, predisposta a partire e a diventare cittadina del mondo, Francesco nato per restare. Sentimenti, conflitti, caratteri, storie di vita, scelte contrapposte. Allontanamenti e riavvicinamenti, giochi d’amore all’insegna del per sempre, la diversità compensata dal ritrovarsi continuamente. I contesti: la provincia stretta, che spinge a migrare, priva di opportunità di crescita e ricca di stereotipi e i sistemi familiari costrittivi. Un romanzo, quello di Desiati, che descrive le mille complessità di una generazione fluida, sradicata,immersa nel proprio tentativo di costruzione, alla ricerca delle ragioni di essere. Spatriare come movimento come proiezione come perdita, restanza come introspezione, scavo, ricerca. A latere la scoperta, il desiderio, l’attaccamento, il rispecchiamento attraverso l’altro, la sperimentazione, nel tentativo di costruire il proprio senso e la propria felicità.

La restanza

Diverso e di altro genere il secondo libro suggerito, che analizza il fenomeno della partenza e del rimanere nei luoghi di origine con un’ottica antropologica. L’autore è Vito Teti, il titolo “Larestanza”, edizione Einaudi.

Sulla “Restanza” oggi sembra che si sia aperta una sorta di riflessione collettiva un po’ alla moda, da intellettuali, con delle tendenze molto tacite ma caratterizzanti; chi resta è coraggioso, è partecipe al destino  della propria terra, chi resta assume una veste eroica di chi  protegge, di chi vuole rigenerare radicalmente il proprio luogo. Vito Teti, antropologo culturale, sceglie il taglio della ricerca e ci aiuta a capire, con una narrazione puntuale e robusta, i due fenomeni del restare e del partire uniti da significati comuni. Ci aiuta ad uscire da quelle descrizioni retoriche e superficiali che idealizzano, soprattutto in questa ultima fase di spopolamento, la vita dei piccoli centri.

La “restanza” e lo “spatriare” come processi dinamici e creativi, anche conflittuali, ma potenzialmente rigenerativi attraverso i ritorni, gli accoglimenti e le contaminazioni.

In entrambe le letture possiamo rintracciare la modernità che nasce con il mito dell’eroe che parte e ritorna e con il mito di chi resta e attende non in una dimensione di passività ma in una dimensione di ripensamento e di progetto. Movimento o sosta, appartenenza e sradicamento, erranza e permanenza, diritto a restare e diritto a partire.

Vito Teti, La restanza, Giulio Einaudi editore
Mario Desiati, Spatriati, Giulio Einaudi editore

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