VACCINI CONTRO IL COVID…ED ALTRO
di Gianvincenzo D’Andrea – Dopo due anni di utilizzazione dei vaccini contro il Covid è possibile tracciare un bilancio sui risultati ottenuti. Il primo dato inequivocabile è rappresentato dalla realizzazione di una condizione di diffusa immunità nella popolazione italiana che ha permesso di ridurre drasticamente il numero dei malati gravi ospedalizzati e dei decessi a seguito della pandemia. I dati pubblicati sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità sono assolutamente incontrovertibili. I vaccini Covid hanno funzionato benissimo ed hanno permesso di ottenere una significativa attenuazione della pandemia e di tutti gli effetti ad essa collegati. Se oggi, in campo sanitario mondiale, si sta discutendo della possibilità di attuare anche per il Covid una campagna vaccinale diversa da quella in corso che preveda la somministrazione della dose di richiamo una volta l’anno in un periodo ben preciso (come si fa per l’influenza) ciò lo si deve proprio alla situazione di relativa tranquillità epidemica prodotta dalla somministrazione massiva del vaccino. Un’ulteriore agevolazione delle future campagne vaccinali Covid potrebbe venire, inoltre, dalla utilizzazione di vaccini per somministrazione nasale effettuabile anche da medici di medicina generale e farmacisti. In particolare i dati di sperimentazione dei vaccini nasali hanno evidenziato che con questa modalità di somministrazione oltre a ridurre le forme gravi della malattia Covid si riduce il contagio in misura assai superiore rispetto ai vaccini attualmente in uso. E questo perché si realizza una stimolazione immunitaria massimale proprio nella sede ingresso del virus Sars CoV2. È in corso, nel mondo, la sperimentazione su circa 120 vaccini nasali e per due di essi è quasi conclusa (uno di produzione cinese e l’altro americano) e non è escluso che per il prossimo autunno possano essere disponibili per la somministrazione. Sempre sui vaccini sono stati recentemente pubblicati su due prestigiose riviste scientifiche dei lavori che hanno fatto definitivamente chiarezza su alcuni aspetti della somministrazione vaccinale. Il primo riguarda uno studio amplissimo (realizzato su un campione di circa 30 milioni di cittadini inglesi) mirante a verificare l’incidenza di significativi effetti avversi (di tipo neurologico e cardiologico) riscontrati in soggetti sottoposti a vaccinazione (prevalentemente con vaccino AstraZeneca) paragonati a quelli rilevati nei soggetti non vaccinati che ammalavano di Covid. Ebbene per ogni tipo di effetto avverso preso in considerazione la quantità rilevata nei soggetti non vaccinati era tre volte superiore rispetto a quella riscontrata nei soggetti vaccinati e questo dimostra l’effetto protettivo del vaccino dalle complicanze della malattia Covid. Inoltre su “The Lancet” è stato pubblicato un articolo che ha preso in esame i risultati di 26 studi (precedentemente pubblicati) sul grado di immunità presente in soggetti che hanno avuto la malattia in assenza di vaccino o in quelli vaccinati dopo la malattia. È emerso che l’immunità combinata (derivante dalla malattia + vaccino ) è significativamente superiore e protettiva contro le reinfezioni e le forme gravi rispetto a quella prodotta dalla malattia. Si è visto, infatti, che a distanza di un anno dalla vaccinazione (effettuata dopo la malattia) l’immunità combinata protegge nella misura del 42% dal contagio e nel 97% dalla malattia grave. L’immunità ad un anno dalla malattia determina la protezione seguente: 25% dal contagio e 75% dalla malattia grave. Come si vede questi dati si commentano da soli e spazzano via le tante bufale sui vaccini Covid che circolano nei social media.