PRATOLA, ANNA DI CIOCCIO SU EDIFICIO PERICOLANTE: ECCO LE MIE RAGIONI

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:

La sottoscritta Anna Di Cioccio intende chiarire, una volta e per sempre, la vicenda riguardante l’edificio pericolante, in piazza I Maggio, a Pratola Peligna, al centro di vicenda giudiziaria e cronache giornalistiche da lungo tempo. I lavori, eseguiti abusivamente, furono iniziati nel 2007, anno nel quale, per mano di notaio in Pratola Peligna, io sottoscritta feci rendere pubblico il testamento paterno. Quando il signor Domenico Di Cioccio ha iniziato i lavori sapeva benissimo che ero io la proprietaria esclusiva dell’immobile. Quei lavori abusivi non sono soggetti a sanatoria, perchè già dal 2014 per quell’immobile fu emessa ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi, attraverso demolizione e rimozione di opere pericolose, realizzate senza autorizzazione. (Prot.n.269 rif. n.11557/2014 e11811/2014. Ord.110 prot.11549). Il giorno 5 maggio del 2022 è stata rilasciata dalle autorità competenti una seconda ordinanza per la messa in sicurezza di elementi di pericolo per la pubblica incolumità e sgombero e inutilizzo dell’immobile. (Prot.n.7491 come richiamo dell’ordinanza n.110 del 15.12.2014, che fino ad oggi non è stata eseguita da chi ha commesso abuso). Nel 2015 il signor Di Cioccio chiese permesso di una sanatoria, sui lavori abusivi. Ma la pratica non è andata a buon fine, perchè non aveva diritto di poterla fare. I lavori, come detto, non sono soggetti a sanatoria ma solo a demolizione rappresentando un pericolo pubblico. Come confermato dalle citate ordinanze. Tengo anche a chiarire che l’immobile, prima dei lavori, non era affatto in condizioni pessime. Al contrario si presentava in ottimo stato e non aveva alcuna necessità di lavori di manutenzione, come confermato dagli stessi ingegneri inviati dal Comune di Pratola Peligna per il sopralluogo post terremoto 2009. I miei genitori, persone oneste e laboriose, hanno abitato in quell’immobile fino al loro decesso. I lavori abusivi sono stati compiuti sbarazzandosi dei miei affetti e di tutti i ricordi più cari legati ai miei genitori. Per questo tutto quanto affermato dal mio legale di fiducia, avvocato Fabrizio Luciani, è assolutamente veritiero, senza ombra di dubbio. E voglio anche precisare che Di Cioccio lasciò quell’appartamento solo dopo due anni dalla sentenza del giudice del Tribunale di Sulmona n.323 del 2017. Sentenza che accertò la mia titolarità della proprietà di quell’immobile. Aggiungo anche che a varie forze dell’ordine da subito segnalai l’abuso che si stava compiendo ma nonostante le reiterate e precise mie segnalazioni nulla venne fatto al riguardo, per fermare l’abuso. Un fatto che ancor oggi mi rammarica, mi fa dolere e riflettere. Per i motivi esplicati, con tutta chiarezza e carte alla mano, sostengo quindi che il mio avversario non ha diritto al risarcimento chiesto. Per dieci anni Di Cioccio ha goduto di quell’immobile e la sottoscritta vi ha pagato regolarmente le tasse. Concludo ricordando, a monito di tutti, che le istituzioni sono colonne portanti della società e se perdono credibilità agli occhi dei cittadini vengono meno nella loro forza e sostanza. Vacillando loro, vacilla l’intera società e la convivenza civile. Questo mi auguro, non solo riguardo alla mia vicenda ma in generale, che non accada, per il bene di tutta intera la società.

ANNA DI CIOCCIO