TENTATA ESTORSIONE NEL COMUNE DI RIVISONDOLI, LA PROCURA RICORRE IN CASSAZIONE
La procura della Repubblica di Sulmona non ci sta e ricorre in Cassazione contro la sentenza del Tribunale del Riesame con cui sono stati annullati tutti i provvedimenti cautelari decisi dal GIP di Sulmona nei confronti del sindaco, del vicesindaco e dell’avvocato del Comune di Rivisondoli. Nello specifico Il Tribunale di Sulmona aveva applicato l’obbligo di firma per i tre indagati finiti sotto inchiesta del sostituto procuratore Edoardo Mariotti perché accusati di aver chiesto la somma di circa 20 mila euro a quattro napoletani, uno dei quali era stato condannato nei tre gradi di giudizio penali per aver costruito una scala di accesso alla propria abitazione, senza la necessaria autorizzazione del Comune. Un abuso edilizio conclamato per il quale è stata emessa ordinanza di demolizione. Nel corso di un incontro in Comune i napoletani avrebbero chiesto una transazione al Comune in un incontro che si sarebbe svolto nell’aula consiliare e alla presenza di altre persone. Dopo aver registrato l’incontro, i napoletani autori dell’abuso edilizio, sono andati in procura denunciando sindaco, vicesindaco e avvocato dell’ente per estorsione. Tanto che la procura chiese e ottenne dal GIP, Marta Sarnelli, la misura dell’obbligo di firma per i tre indagati, i quali sin da subito, hanno proposto ricorso al provvedimento restrittivo spiegando di aver agito esclusivamente nell’interesse del Comune, e fornendo ampia documentazione al riguardo. Da qui la decisione del Riesame di annullare l’obbligo di firma disposto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sulmona. I giudici aquilani avevano revocato anche la sospensione dai pubblici uffici per il vice sindaco e la sospensione temporanea dell’esercizio della professione inflitta precedente all’avvocato dell’ente nonchè il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione. Ora la Procura riapre il filone cautelare con il ricorso in Cassazione.