LA DISCARICA DI NOCE MATTEI, UNA MINACCIA PER LA SALUTE
di Caterina Di Rienzo e Maurizio Proietti – Nella nostra Città è in atto un acceso dibattito politico sulle scelte inerenti la gestione della società partecipata COGESA; scelte che vertono principalmente sulla mole di rifiuti conferiti in discarica. Quello che più ci interessa è il danno ambientale e soprattutto, in virtù della nostra professione, l’ipotetico conseguente danno alla salute dei Sulmonesi. Non vogliamo che Sulmona diventi la pattumiera della provincia ed eventualmente dell’intero Abruzzo, ne spieghiamo i motivi avvalendoci delle nostre competenze professionali. In primis, la distanza della discarica dal centro abitato. A tal riguardo i comitati cittadini stanno facendo sentire la loro voce, evidenziando soprattutto i negativi effluvi odorigeni provenienti dall’impianto COGESA. Cosa confermata dall’onorevole Gerardini, che con competenza ha già rilevato diverse criticità, 1) individuando la causa dei cattivi odori nell’elevata mole di rifiuti indifferenziati conferiti, 2) dalla criticità dell’impianto stesso e, perfino, 3) dalla mancata piantumazione; avvalorando quanto già dichiarato, qualche anno fa, da un altro gigante della
materia: il dottor Enzo Favoino, che ha affermato che l’impianto di Sulmona era stato progettato e realizzato molto male. Facciamo nostre le considerazioni degli autorevoli “Tecnici”, ponendoci alcuni quesiti: siamo sicuri che si tratti solo di odori “offensivi”? Sono stati effettuati tutti gli accertamenti strumentali di laboratorio per verificare se ci sono altre sostanze dannose, come i COV (Composti Organici Volatili) tra i quali gli endocrino-distruttori? Siamo sicuri del tipo di rifiuto che viene conferito
nella discarica di Sulmona? Questo è quello che vorremmo sapere, ma penso lo vogliano sapere anche i nostri concittadini. E
ne hanno tutto il diritto. Queste domande scaturiscono dall’attenta analisi della robusta documentazione reperibile nelle banche dati scientifiche internazionali. Ma lo spiegano bene anche i medici per l’ambiente ISDE nel Position Paper: “Gestione sostenibile dei rifiuti solidi urbani” disponibile online, 1 riportandovi una lunga e documentata lista di gravi patologie nelle popolazioni che vivono in prossimità di discariche.
Di segnali preoccupanti per la nostra “Valle” già ce ne sono, solo per citare i più importanti: a) quello dell’inquinamento del corpo idrico sotterraneo; 2 b) l’inquinamento rilevato alla sorgente “Abate”. Quest’ultimo è un inquinamento da 1,1 Dicloroetilene, una sostanza classificata dalla International Agency for Research on Cancer (IARC) come “possibile cancerogeno per l’uomo”. 3 Da qui ulteriori domande: come è finito il dicloroetilene, un rifiuto della lavorazione del pellame
(scarpe, borse…) o delle lavanderie, nelle nostre acque? Potrebbe derivare dai rifiuti “riciclati” a cui è stato modificato il codice per farli rientrare nella categoria degli indifferenziati? Dovremmo chiederlo al nostro collega dell’ISDE Campania il dottor Antonio Marfella che ha scritto il libro “I miei cento passi nelle terre dei fuochi”. Riteniamo che la transizione verso l’economia circolare si può realizzare fissando obiettivi molto ambiziosi a medio termine, come ad esempio i rifiuti zero nel 2030; tra gli obiettivi si deve porre la riduzione degli impianti di smaltimento (discariche e inceneritori), fino al loro annullamento e la
riduzione dei materiali non riciclabili immessi a consumo. Ne beneficerà la nostra salute. Per risolvere il problema, il dibattito non si può ridurre a questioni formali che potrebbero celare interessi diversi da quelli della tutela della salute dei cittadini che vivono in questo territorio. È, quindi, auspicabile che il dibattito sterile rientri, lasciando che Gerardini svolga il suo compito.
Ma le autorità esistono o sono ibernate !!!!!
Come fanno ad accettare queste condizioni consapevolmente e sfacciatamente ?
È decisamente uno scherzo di brutto gusto ma sono sicuro che qualche sciagurato sarà responsabile ma tutelato e ringraziato per lo sforzo !!