OMICIDIO DI POPOLI: ALESSANDRO CHIARELLI RINVIATO A GIUDIZIO
Spetterà ai giudici della Corte d’Assise di Chieti a determinare la sorte giudiziaria di Alessandro Chiarelli 30 anni, originario di Roma, che la notte del 25 novembre dello scorso anno uccise a coltellate l’amico e vicino di casa Fulvio Leclerc 54 anni di Popoli. Il rinvio a giudizio è stato deciso l’altro giorno dal Gup del tribunale di Pescara con la prima udienza del processo fissata al 29 marzo del prossimo anno.
Prima della decisione, la costituzione delle parti civili, la figlia della vittima Angela assistita dall’avvocato Sergio Della Rocca, il fratello di Leclerc Dante, il nipote Francesco figlio dell’altro fratello scomparso qualche mese fa assistito dall’avvocato Emidio Antonucci. Nel corso dell’udienza il pubblico ministero, Gabriella De Lucia, ha ripercorso velocemente le vicende di quella tragica notte sottolineando la crudeltà dell’assassino che inflisse alla vittima una ventina di coltellate di cui una mortale al torace, sfrecciandogli anche il viso. Tanto che la contestazione della procura prevedeva, oltre all’omicidio volontario e la soppressione del cadavere, anche l’aggravante della crudeltà che si aggiunge a quella dei futili motivi per la mancata offerta del vino che si trovava nel frigorifero: accuse molto pesanti che porterebbero l’imputato a rischiare l’ergastolo. Quella sera Chiarelli, insieme a un amico si recò a casa dell’amico suo dirimpettaio. La lite scatta subito per quella bottiglia non condivisa, anche perché tra i due c’era una vecchia ruggine che pende ancora in tribunale.
Tutto si placò quando i due amici che erano con loro vanno a comprare una bottiglia che bevono tutti insieme. Quando finiscono di bere tra Chiarelli e Leclerc si riaccese la lite in maniera più pesante, tanto che gli amici misero alla porta Chiarelli per evitare il peggio. Ma poco dopo Chiarelli tornò di nuovo a bussare alla porta con in mano un grosso coltello da cucina: venne bloccato degli amici della vittima e uno di questi lo riaccompagnò a casa mentre l’altro invitò Leclerc a chiudersi a chiave. Ma nella notte, sempre secondo l’accusa, Chiarelli sarebbe tornato in quella casa entrando dalla finestra e colpendo con una ventina di coltellate, la vittima che si trovava in cucina. Tutto sarebbe accaduto intorno alle 2:30 della notte, orario che sembra coincidere con la ripresa filmata di una telecamera esterna che mostra un uomo che spinge una carriola con dentro probabilmente un corpo visto che si intravede un arto. L’assassino arrivò fino all’argine del fiume Pescara gettando nelle acque gelide, sia la carriola che il corpo senza vita di Leclerc, convinto che la corrente l’avrebbe trascinato con sé. Ma sia la carriola che il corpo rimasero incastrati nell’erba alta del fiume. A dare l’allarme, la mattina seguente, un passante che vide una parte del corpo di Leclerc affiorare dalle acque del fiume e avvisò i carabinieri, i quali si recarono a casa di Chiarelli trovando una serie di elementi che portarono a ritenerlo il responsabile di quel delitto così efferato. Nella lavatrice i carabinieri trovarono dei vestiti sporchi di sangue, un guanto di lattice e nel secchio dell’immondizia un giubbino che corrisponderebbe a quello che indossava l’uomo che spingeva la carriola immortalato dalle telecamere. E poi ancora le impronte di Chiarelli accanto alla finestra rotta in casa del povero Leclerc.