D’ANDREA, SBAGLIATO FAR RIENTRARE I MEDICI NO-VAX AL LAVORO
di Gianvincenzo D’Andrea – In questi giorni si sta discutendo molto dei provvedimenti governativi sulla vicenda COVID ed in particolare sta suscitando un acceso dibattito la decisione di consentire il rientro anticipato in servizio dei medici ed infermieri no-vax , sospesi dal lavoro fino a Dicembre prossimo, con la giustificazione che l’attuale carenza di personale negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie avrebbe praticamente obbligato questa scelta.
Premesso,però, che il personale sanitario che ha rifiutato la vaccinazione AntiCOVID rappresenta lo 0,7% del totale e che riammesso anticipatamente in servizio non risolverà il problema della grave carenza di organico del Servizio Sanitario Nazionale c’è da riflettere sul tipo di messaggio che viene mandato alla popolazione e sopratutto a tutti coloro che si sono vaccinati consentendo il raggiungimento della situazione pandemica attuale,relativamente tranquilla.
Che penseranno di questa decisione i medici e gli infermieri che impegnati allo spasimo a far fronte allo “tsunami” dei ricoveri ospedalieri dei malati COVID, già in carenza di organico, si sono dovuti sobbarcare turni di lavoro oltremodo massacranti a causa della sospensione dal servizio dei colleghi no- vax?
E poi alla prossima pandemia ( perché purtroppo in futuro ne arriveranno altre!) visto che si conosce la loro posizione sui vaccini che si fa?
Li si sospende da subito ( per evitare che contagino i malati che dovrebbero curare) in attesa che passi il momento peggiore per farli rientrare al lavoro quando è tutto tranquillo?
Personalmente ritengo che la decisione governativa di cui sto parlando sia stata sbagliata e che sia un pessimo segnale per la stragrande maggioranza della popolazione che si è responsabilmente vaccinata.
Aggiungo,inoltre, che un medico ed un infermiere che non crede all’utilità ed alla efficacia dei vaccini ( che rappresentano uno dei pilastri su cui si è costruito il progresso della Medicina) sicuramente ha sbagliato professione e quindi dovrebbe fare altro( nell’interesse dei malati ed anche di sé stesso) e che il Servizio Sanitario Nazionale non possa non tenerne conto provvedendo di conseguenza.