LA CURIA CON LA PAX CHRISTI COME PONZIO PILATO CON GESÙ
di Luigi Liberatore – Consummatum est. O quasi. La Pax Christi di Castel di Sangro, la residenza per anziani e inabili, che ospitava fino a qualche tempo fa 36 assistiti e dava lavoro a
circa 30 operatori sanitari, sta smobilitando. Già dodici anziani hanno ricevuto la lettera di interruzione del rapporto per cui i familiari, presi da sconforto e disperazione, stanno cercando riparo in strutture analoghe sparse nel territorio. Una via crucis aggiuntiva alla loro età e al loro stato psico-fisico; sfrattati gioco forza dalla società che gestisce la residenza, ancorchè
fossero degenti che pagassero la retta “piena”: cinquanta euro al giorno, come in un albergo pluristellato. E poi, a cascata, la riduzione di personale: altra vicenda tragica in questo tempo quaresimale. Qualcuno ha potuto pensare ad un atto di suicidio societario. Macchè. La società è stata obbligata a chiudere una intera ala di quell’enorme fabbricato di quasi cinquemila metri quadrati, in esecuzione di una sentenza del Consiglio di Stato alla cui decisione, in ultimo grado, era stata posta una vertenza tra la stessa società e la parrocchia di Castel di Sangro. Vi
chiederete, giustamente, cosa c’entri la Chiesa. Quel fabbricato immenso, che solletica tanti appetiti, è, purtroppo, di proprietà della Chiesa, finito immeritatamente nel patrimonio immobiliare
ecclesiastico. Motivo della vertenza? Un abuso edilizio commesso dalla società, con la realizzazione di una scala esterna al fabbricato senza aver preventivamente avuto l’assenso della parrocchia. Scalinata che deve essere abbattuta, sicchè quella parte di fabbricato non riunisce più in sé i criteri di sicurezza e va interdetta. Ed è stata chiusa, nonostante ogni appello fatto dalla società per trovare una soluzione, una transazione alla vicenda, senza far ricadere gli oneri sui ricoverati. Niente da fare. Per noi la vertenza era e rimane un pretesto; un passo significativo verso la soluzione estrema: la chiusura totale della residenza. Noi azzardiamo una ipotesi, per quanto fantasiosa e peccaminosa possa apparire: quel fabbricato potrebbe
finire in altre mani, e magari essere oggetto di trasformazioni edilizie; e questa società sarà costretta ad alzare i tacchi, alla stessa maniera dei ricoverati. Su questa vicenda, dolorosa per quanto nota a tutti, non ha voluto, secondo noi, tentare una mediazione l’amministrazione comunale di Castel di Sangro: fatti loro, devono aver pensato. La parrocchia non ha mostrato cedimenti. Appare disarmante, alla fine di questo ragionamento, il comportamento del vescovo. Non vogliamo sembrare apodittici, però possiamo pensare che il vescovo non può non sapere e che si stia sottraendo dall’esercitare un suo potere risolutivo, facendo retrocedere prete e parrocchia. Sennò che capo della diocesi è? Questa vicenda non farà crollare le fondamenta della Chiesa, ma ne evidenzia, almeno ai nostri occhi, il volto temporale, laico, o se più vi piace, quello mercantile. Troppo facile restare in silenzio per il presule. Qualcosa del genere, se non andiamo errati, lo fece Ponzio Pilato con la sorte di Gesù: se ne lavò le mani.
chissa che interessi ci sono ? se il capo nn inerviene avra i suoi buoni motivi..
con la chiesa ed il suo potere ,non si scherza…preghiamo fratelli..