LA LETTERA DI SFRATTO NEL NOME …DEL SIGNORE
di Luigi Liberatore – Per la città di Castel di Sangro, dopo l’ospedale, rappresenta la seconda azienda in tema di fatturato e di posti di lavoro. Siamo sempre in quel contesto sanitario, perchè la vicenda di cui andiamo ad occuparci riguarda la residenza sanitaria “Pax Christi”, un immobile di circa seimila metri quadrati in zona centrale, con 35 ricoverati e 30 posti di lavoro, a gestione privata ma di proprietà della Chiesa. Un bene che assicura alla parrocchia sangrina una entrata di circa seimila euro al mese di affitto. Un colosso, che rischia, purtroppo, il fallimento. Qualche giorno fa la società che gestisce la struttura ha dovuto interrompere con dodici ricoverati il rapporto di degenza; li ha dovuto mandare via su due piedi perché deve liberare un’ala del fabbricato, creando in questa maniera un disagio senza precedenti per quei malati che si sono trovati all’improvviso senza più letto, pur pagando una retta “piena” tipo albergo tre stelle. La società è impazzita? No, ma l’immobile è della Chiesa, per cui quando ci sono di mezzo i preti lo “scherzo” prima o poi arriva. Una vertenza giudiziaria, aperta in maniera unilaterale dalla parrocchia, sta alla base di questa vicenda: la società che allora gestiva la struttura avrebbe realizzato tempo fa una scala esterna di evacuazione senza aver avuto il preventivo assenso. Adesso, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, quella scala deve essere demolita, sicchè quell’ala di fabbricato non avrà più i requisiti di sicurezza e quindi i ricoverati devono essere sfrattati, come pure perderanno il loro posto di lavoro diverse figure professionali: sia pure nel nome del Signore. Dobbiamo riferire, ancora, che sono stati inutili tutti i tentativi di conciliare la vertenza, tanto è vero che è finita in Consiglio di Stato dopo i diversi gradi di giudizio. La chiesa ha avuto ragione, ma a quale prezzo? Per noi è una nefandezza, pur se al profumo di incenso. Ci dicono che i vertici societari abbiano tentato da un mese almeno un approccio col vescovo nel tentativo di scongiurare l’evacuazione forzata dei degenti, ma che il presule non abbia ancora trovato il tempo di ascoltarli. Io sono uno che ama fantasticare, abituato a pensar male ma ad azzeccare, come diceva Giulio Andreotti: Volete vedere che fra qualche tempo quel fabbricato si svuoterà del tutto, che sarà abbattuto, e che magari sarà ricostruito per farne un bel centro , sempre a destinazione sanitaria, con un piano destinato a Rsa e altre migliaia di metri quadrati per ospitare gabinetti medici specialistici? Sarebbe troppo lungo spiegare che il fabbricato della Pax Christi non doveva finire nelle mani della Chiesa ma nella proprietà del Comune. Quel Comune che, conoscendo bene questa triste vicenda,tace. Come il vescovo, d’altronde.