“JEMO ‘NNANZI, L’ESORTAZIONE DI PAPA FRANCESCO ALL’APERTURA DELLA PORTA SANTA

di Annalisa Civitareale – “Jemo ‘nnanzi”: l’abbraccio di Papa Francesco all’Aquila passa anche per queste parole. “Andiamo avanti”: un motto che la città ha fatto proprio dopo il sisma del 6 aprile del 2009 e che questa mattina è diventato invito forte con la voce di papa Bergoglio, in visita alla città per l’apertura della porta Santa della 728esima Perdonanza celestiniana. Arrivato poco prima delle nove, un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, per problemi di nebbia che hanno rallentato l’atterraggio del suo elicottero allo stadio Gran Sasso, il papa è poi salito su una 500L bianca con cui è giunto in piazza Duomo. Qui il primo incontro con la gente, tanta, ad aspettarlo anche lungo le strade. Ad accoglierlo l’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi, il presidente della Regione, Marco Marsilio, e il sindaco della città, Pierluigi Biondi, l’unico ammesso alla cerimonia odierna con la fascia tricolore, Pierluigi Biondi. Bergoglio, dal palco di piazza Duomo, ha idealmente abbracciato i familiari delle vittime del sisma e una delegazione di detenuti e di associazioni religiose e laiche cittadine. Ha concluso il suo discorso con l’invito, tutto aquilano, ad andare avanti, perché dal dolore e dalla distruzione causati dal sisma possa nascere vita nuova. Il Pontefice è arrivato sul palco in sedia a rotelle, la stessa con cui ha visitato il cantore ancora aperto nel duomo, sulla testa un casco bianco e argento donatogli dai Vigili del Fuoco. Immagini che lasceranno il segno, così come passerà alla storia la sua apertura della porta Santa. Subito dopo piazza Duomo, infatti, il Santo Padre è arrivato in papa mobile in piazza Santa Maria di Collemaggio.

Papa Francesco saluta la folla

Due ali di folla al suo passaggio, lo sventolio delle “bandiere papali”, saluti e benedizioni che il papa non ha lesinato a quanti lo chiamavano. Poi la celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Petrocchi. Umiltà, miseria e misericordia le parole chiave dell’omelia del Pontefice, con lo sguardo, il cuore e la mente al messaggio di Cristo, incarnato da papa Celestino V, definito dal papa non “uomo del no” o del rifiuto ma “uomo del sì”, un “testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire. “In lui”, ha detto, “noi ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è la misericordia”. Quella misericordia, a cui, ha sottolineato il Santo Padre, non si può arrivare che attraverso la miseria. “Se qualcuno”, ha aggiunto, “vuole arrivare alla misericordia di Dio, senza passare per la propria miseria, ha sbagliato strada”. Un’immagine che papa Bergoglio ha raccontato di aver pensato stamattina, mentre era in elicottero e, per via della nebbia, il pilota non riusciva ad atterrare, fino a quando non ha trovato uno spiraglio di luce tra le nuvole e ci si è buttato.  “Girava, girava, ma poi ha visto un piccolo buco nelle nuvole e si è buttato giù. ”La misericordia di Dio è così” ha spiegato nell’omelia, “gira, gira finché non trova un buco nella nostra miseria”. All’Aquila, che nei secoli ha tenuto vivo il dono di Celestino, il papa ha augurato di essere luogo di perdono, “non solo una volta all’anno, ma sempre, tutti i giorni”, perché è attraverso il dolore e il perdono ricevuto e donato che si percorre la strada che porta a Dio. Un pensiero particolare, il Pontefice lo ha rivolto a coloro che sono stati duramente colpiti dal terremoto. “state combattendo come popolo per rimettervi in piedi”, ha detto loro. “Sapete cosa significhi perdere tutto, conoscete lo strappo dell’assenza di chi si è malato. Ma voi potete custodire la misericordia perché avete fatto l’esperienza della miseria”. Papa Francesco non ha mancato però di sottolineare la necessità di non perdere di vista e di completare il processo di ricostruzione, anche dei luoghi di culto.

Il sindaco di Sulmona Di Piero, saluta nonna Giuseppina

Tra le oltre quattromila persone presenti in piazza Collemaggio c’era anche la maestra Giuseppina, 107 anni, originaria di Montorio al Vomano, ma aquilana d’adozione, visto che vi si trasferì quando aveva soli due anni insieme ai suoi genitori, Giuseppina. Poi il terremoto l’ha costretta a trasferirsi a Sulmona, ,ma oggi è tornata nella “sua” città. Nemmeno lei ha voluto mancare il suo appuntamento con storia.  Dopo la celebrazione eucaristica e l’Angelus, papa Bergoglio ha raggiunto, in carrozzina, la porta Santa. Una cerimonia semplice (che qui potrete rivedere https://www.facebook.com/rete.abruzzo/videos/416086813735904). Una manciata di minuti, ma di profonda spiritualità. Dopo qualche momento di  raccoglimento, il Santo Padre ha recitato una breve preghiera: “Concedi alla Chiesa questo tempo di penitenza e di perdono perché abbia la gioia di rinnovarsi. Aprici completamente la porta della tua misericordia per schiuderci un giorno le porte della tua dimora in cielo. Concedi a quanti varcheranno questa soglia di ottenere la salvezza”. Poi si è alzato in piedi. Ha ricevuto dal sindaco dell’Aquila il bastone di ulivo del Getsemani, con il quale, per tre volte, ha bussato alla porta Santa che si è spalancata. Quindi è entrato, seguito dai concelebranti, e si è fermato davanti alle spoglie di Celestino V, con cui è nata, 728 anni fa, questa cerimonia del Perdono. La Perdonanza venne infatti istituita nel 1294 dal papa eremita del Morrone, con la bolla “Inter sanctorum solemnia” con cui concedeva l’indulgenza plenaria a quanti, confessati è cominciati, fossero entrati nella basilica di Collemaggio dai vespri del 28 agosto a quello del 29 agosto. Circa un secolo più tardi questa celebrazione è stata associata all’apertura della porta laterale della Basilica di Collemaggio. Gesto mai compiuto da nessun Pontefice finora e che lega idealmente e ancor più profondamente due uomini di pace, giustizia e perdono: Francesco e fra Pietro Angelerio dal Morrone.

One thought on ““JEMO ‘NNANZI, L’ESORTAZIONE DI PAPA FRANCESCO ALL’APERTURA DELLA PORTA SANTA

  • bene,quanto e’costata questa messa in scena? Le risorse economiche potevano essere spese per le persone in difficolta’,misericordia di che ? Sono passati 7 anni,circa 20 i miliardi spesi ,il buco nero e’ sempre lo stesso,nulla e’ cambiato,spot pubblicitari per sudditi creduloni,o no?

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