RITI PAGANI SULLA TERRAZZA DI CELESTINO V (video)
Se la terrazza dell’Eremo di Sant’Onofrio diventa scenario di rituali non meglio identificati, pagani o spirituali che siano, e comunque non autorizzati, la riflessione si impone, così come la necessità di tutelare il luogo e l’accesso all’area celestiniana con un regolamento adeguato alla sua importanza. La denuncia arriva dall’Associazione Celestiniana, a seguito dell’episodio accaduto ieri: un gruppo di cinque persone, alcune delle quali sarebbero di Sulmona, hanno improvvisato uno spettacolo con danze a ritmo di tamburo e il capo coperto da veli. Una sorta di “rituale” non meglio identificato ma che di certo mal si concilia con luoghi simbolo della spiritualità e della religione cattolica, cari alle figure di due santi cristiani, Sant’Onofrio e San Pietro Celestino. Indignato il presidente dell’associazione Celestiniana, Giulio Mastrogiuseppe, che in prima persona si è trovato davanti alla scena, mentre accompagnava in visita alcuni turisti e amministratori arrivati dal Comasco, giunti appositamente per visitare il luogo da cui parte il cammino della Perdonanza Celestiniana. Ha invitato le persone a porre termine al loro “rituale”, sentendosi rispondere che quello è un luogo pubblico e quindi aperto a tutti. “L’eremo è luogo di tutti”, spiega Mastrogiuseppe, “ma proprio perché sia tale è necessario che chiunque lo frequenti abbia rispetto per ciò che esso rappresenta. Approfittare della disponibilità del custode per improvvisare, senza aver chiesto nemmeno permesso, rituali improbabili, precludere di fatto l’accesso ad una parte della struttura. Ignorare con supponenza e indifferenza il diritto di altri a goderne la bellezza è una prevaricazione, cosa che non è giustificabile dalle proprie credenze personali perché non hanno niente per essere più o meno importanti di altre”. Questo episodio, secondo il presidente dell’Associazione Celestiniana, merita una riflessione, perché il rispetto di un luogo è presupposto di civiltà, a prescindere da quelle che possano essere le proprie convinzioni personali. Di certo emerge più che mai la necessità di un’attenzione massima ai luoghi celestiniani, per quello che sono e che rappresentano. Attenzione che deve passare anche attraverso una regolamentazione degli accessi della sua fruizione. L’eremo e tutti i luoghi celestiniani sarebbero una risorsa inestimabile in qualunque altra città. Dovrebbe essere così anche per Sulmona.