PASSATA LA FESTA…LA “MORTE CIVILE” DEL PROFESSORE PAPPONETTI
Quando passava di fronte alla casa di Ercole Ciofano (a cui si deve un’importante edizione critica dell’opera ovidiana, pubblicata nel 1578 dall’editore veneziano Aldo Manuzio), per la cui rivalutazione aveva speso non poche energie, Giuseppe Papponetti sentiva un triste presagio e pronunciava una sorta di formula scaramantica, temendo che a lui potesse capitare la stessa sorte. Il grande umanista infatti morì in ristrettezze economiche, dimenticato dal mondo culturale di cui era stato protagonista, in quella Sulmona che aveva ritrovato dopo i soggiorni a Roma e a Venezia. Riferendosi all’editore Manuzio, Ciofano scriveva all’amico Federico Ranaldo: «Il signor Aldo mi promese noves aureos; l’altro ier sera mi dice che mi vuol dare dui scudi al mese: io gli risposi che non mi contenterò ne anco di cinque» (28 gennaio 1581). Per molti anni Papponetti fu l’instancabile animatore della Fondazione nazionale “Giuseppe Capograssi”, di cui divenne presidente nel 1991. Eppure nel novembre 2009 il Comune di Sulmona (il sindaco era Fabio Federico) si limitò a concedere alla Fondazione, in occasione della nuova edizione del premio dedicato al grande giurista, un semplice “obolo”. Fu allora che Papponetti, deluso e sconfortato (neanche di cinque scudi si sarebbe contentato!), lasciò tutto per ritirarsi nel borgo di Santo Stefano di Sessanio. Tuttavia, prima di andarsene, donò quei pochi soldi al canile municipale, a condizione che i cani fossero battezzati coi nomi dei grandi autori latini. I sulmonesi insomma gli riservarono il trattamento che i fiorentini avevano inflitto a Dante: «Ma quello ingrato popolo maligno / che discese di Fiesole ab antico, / e tiene ancor del monte e del macigno, // ti si farà, per tuo ben far, nimico» (“Inferno”, Canto XV, vv. 61-64). Tra le poche voci che ebbero il coraggio di denunciare esplicitamente questo sgarbo si segnala quella di Concezio Barcone: «L’ideatore e propugnatore del Premio, prof. Giuseppe Papponetti, è morto anche di dolore per quanto accadutogli per la disconoscenza degli amministratori per qualcosa di importante che onorava un uomo di valore, come il cittadino giurista Giuseppe Capograssi» (“Il Trinitario”, a. XLVI, n. 2, estate 2012, p. 5). A dieci anni dalla scomparsa, diverse figure cittadine – comprese quelle istituzionali – si sono levate, con risultati a volte incerti, per ricordarlo. C’è tuttavia chi ha chiesto scusa per aver inflitto a Papponetti questa “morte civile”? C’è chi oltre al pianto da prefica s’impegnerà per restituire alla cittadina la sua Biblioteca comunale, il suo Archivio di Stato e il suo Liceo Classico, che per lui erano luoghi di riferimento? C’è de sperare insomma – come sempre senza speranza – che, passata la festa, non sia gabbato il Santo… ancora.
Andrea Giampietro
https://www.reteabruzzo.com/2017/10/08/e-morto-ilio-di-iorio-uomo-di-scuola-e-latinista-insigne/
Caro Pino, ti ricorderò sempre con grande stima e un pizzico di affetto.
Hai reso vivibile, e anche un po’piacevole, la mia permanenza in quella sede di Piazza XX: la sede del mio liceo…scientifico però.
Ti ho incontrato, ho incontrato un compagno di classe di mio marito, quando rivestivo un ruolo diverso: da alunna a insegnante di materie che il” Grande Gentile..” riteneva non FORMATIVE…
Ti ho contattato, in seguito, prima che… Atropo…per chiederti consigli :rivestivo un altro ruolo..preside( o meglio dirigente scolastica) di un liceo …classico però ( il “tuo “liceo classico ) e di un istituto d’arte…
Salutami Francesco