VAIOLO DELLE SCIMMIE: PAURA E REALTA’
di Gianvincenzo D’Andrea
Da alcuni giorni tutti i mezzi di informazione riportano la notizia del riscontro ,in diversi paesi europei ed anche in Italia, di casi di vaiolo delle scimmie.Si tratta di una malattia causata da un virus diffuso in alcune scimmie e roditori presenti in diversi territori del continente africano. La malattia non ha nulla a che vedere con il vaiolo umano,molto più grave, eradicato nel mondo nel 1980 grazie ad una vaccinazione diffusa e capillare dimostratasi capace di arrestare definitivamente il ripetersi di cicliche devastanti epidemie che hanno causato milioni di morti.
In pratica l’unico punto di contatto fra il vaiolo umano ed il vaiolo delle scimmie è rappresentato dal fatto che i due agenti virali appartengono alla stessa famiglia : ORTHOPOXVIRIDAE.Nel caso del virus del vaiolo delle scimmie il passaggio nella specie umana avviene, raramente, sopratutto nelle situazioni di maggiore promiscuità con gli animali che rappresentano il serbatoio virale naturale. Il contagio interumano, invece, avviene per via aerea ( per mezzo delle goccioline presenti nell’aria espirata, ma anche tramite contatto con i fluidi corporei (saliva,sangue,urine feci) dei soggetti malati come pure per via sessuale. I sintomi più frequenti sono rappresentati ( all’inizio) da febbre,mal di testa, dolori muscolari e stanchezza.Nei giorni seguenti si ingrossano le linfoghiandole del collo e compaiono piccole macchie rosacee sulla pelle che ben presto si trasformano in bolle. Tra il contagio e la comparsa dei sintomi trascorrono circa 14 giorni. La malattia,per quanto rilevato fino ad ora, evolve in forma lieve, dura dalle due alle quattro settimane e guarisce senza far ricorso a terapie specifiche e non dà strascichi.
Si tratta quindi di un malattia che ,per quanto accertato finora, non presenta caratteristiche di evidente pericolosità, ma non c’è dubbio che la diffusione in forma epidemica possa creare evidenti problemi di sanità pubblica e per l’ economia del Paese. Fortunatamente oggi siamo in una condizione di massima sicurezza epidemica non soltanto per l’irrilevante numero di casi registrati ( meno delle dita di una mano) ed anche per la parziale protezione vaccinale garantita, fino al 1981, dalla somministrazione obbligatoria del vaccino contro il vaiolo umano.
Peraltro la somministrazione dello stesso vaccino a scopo profilattico, nei soggetti che hanno avuti contatti con i malati, ha una efficacia protettiva contro la malattia dell’85 %.
Che fare dunque?Considerato l’andamento benigno della malattia la prima regola è non allarmarsi inutilmente e poi, in caso di riscontro di sintomi compatibili con quelli considerati comuni nella fase iniziale e sopratutto se compaiono lesioni della pelle tipo maculato o bolloso, bisogna recarsi immediatamente dal proprio medico per eseguire gli esami che potranno confermare il sospetto diagnostico.
Un’ultima raccomandazione; vista la modalità di diffusione della malattia non c’è dubbio che l’applicazione delle ben note regole per la prevenzione del COVID ( mascherina e ripetuto lavaggio delle mani ) possa costituire un metodo sicuro per la riduzione del contagio.