GUAI A FISCHIARE NELLA VALLE DEL TIRINO, SI SPAVENTANO PASSERI E AMBIENTALISTI…

di Luigi Liberatore  –  Ubiquitari e, soprattutto, onniscienti. Sono gli ambientalisti che sotto un solo nome, come l’arcobaleno raggruppa tanti colori, si raccolgono in una miriade di sigle. E sono poi archeologi, geologi, vulcanologi, ornitologi, tuttologi, sempre col calepino alla mano per opporsi, bloccare, contrastare e denunciare qualsiasi iniziativa umana che urti col loro codice “Hammurabi” su aria, acqua, terra e fuoco. E come le cellule dormienti si attivano rispondendo ad una specie di richiamo della foresta sempre contro e mai a favore di qualcosa. Mentre rinfocolano la polemica in Valle Peligna sul problema del gasdotto e sulla centrale di compressione, accendono un focolaio nella Valle del Tirino, in un’area di Ofena dove l’amministrazione comunale si appresterebbe a concedere l’autorizzazione per l’estrazione di inerti da una cava posta in località Collelungo. Immediato l’altolà imposto dalle associazioni ambientaliste con una opposizione inoltrata al comitato di valutazione di impatto ambientale, sostenendo che in questo caso verrebbero a inquinarsi le falde acquifere del fiume Tirino e a creare disagi alle coltivazioni delle viti, alcune delle quali, dicono, di recente impianto, e di conseguenza a mettere in crisi le aziende vitivinicole della zona con le polveri che si alzerebbero dall’attività estrattiva. L’amministrazione comunale di Ofena sarebbe favorevole all’iniziativa perché da essa deriverebbero entrate non trascurabili per le casse pubbliche le quali andrebbero ad aggiungersi a quelle derivanti da analoghe attività già in funzione. Ma questa proprio non va giù agli ambientalisti perché dicono che l’intervento prevede un volume di 2 milioni di metri cubi, equivalente a 4 milioni e mezzo di tonnellate di materiali estratti, pari a quasi quattordicimila viaggi di camion all’anno, cioè a dire otto carichi all’ora e per dieci anni di attività. Da consumati rabdomanti hanno già detto che l’acqua verrà inquinata, non hanno valutato ancora però le eventuali forature dei camion sicchè dovranno secondo noi rivedere la durata dell’attività. Infine il tocco finale, come chiave di volta all’intera vicenda: in quell’area non si devono autorizzare altri interventi perché, dicono, nidificano specie rarissime di passeri. Ma le altre aziende non disturbano gli uccelli? Sorge il sospetto legittimo che questa volta gli ambientalisti ce l’abbiano con la società proponente