QUANDO GIGINO DI GREGORIO SALIVA IN CATTEDRA AL CAPRICE
di Luigi Liberatore – Non era uno qualunque. Non era uno dei nostri, si diceva a Roccaraso in pieno fervore economico. E non lo era davvero Gigino Di Gregorio, cominciando dalla camminata che non era quella risonante e ritmata dei montanari, piuttosto lenta, invece, quasi lisciata, ecco, strusciata. Come di chi non volesse battere il tempo ma di asservirlo. Tuttavia non è stato mai ritenuto un parvenu Luigi Di Gregorio a Roccaraso perché fu uno dei primi ad intuire il grande potenziale della stazione sciistica a quattro passi dalla sua Sulmona, e vi entrò rendendo esaltante il tourbillon turistico indotto dai mitici anni ‘60 .
Prese un locale che chiamò “Caprice” e che divenne subito il punto di aggregazione giovanile di quasi tutta l’Italia centro meridionale. Sulla terrazza di quel locale in via Roma passava di tutto: musica, recitazione, canto. Ci stavano di casa Roberto Murolo e Peppino di Capri, vi suonavano le orchestre italiane più in voga e vi recitava Nino Taranto. E lui, Gigino Di Gregorio, si muoveva con passo felpato e col solito sorrisino come se volesse dire “avevo previsto tutto”. Anni d’oro. Non era un semplice organizzatore di eventi benchè dotato di intuito non comune, non era solo quella la sua caratteristica che lo portò ad esplorare perfino la Sardegna ai tempi di Aga Khan, giusto per dare una notizia. In piazza a Roccaraso amava confrontarsi soprattutto con i giovani, meglio se studenti, parlando loro della architettura di Le Corbusier o affrontare magari qualche pensiero sull’esistenzialismo e incrociare Jean Paul Sartre allora tanto caro agli inquieti liceali. Io non so se abbia mai terminato gli studi o se abbia conseguito qualche laurea, so solo che il suo eloquio era affascinante.
All’interno del suo locale passarono politici di spessore, per gustare le indimenticabili farfalle alla wodka e salmone e per tenervi comizi politici: parliamo del presidente della Repubblica, Giovanni Leone, dei ministri Lorenzo Natali, Remo Gaspari, Natalino Di Giannantonio e del colto e raffinato presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo, Giuseppe Bolino. Gigino Di Gregorio sapeva muoversi in quel contesto non come padrone di casa ma come interprete di una visione. Ci piace ricordarlo così ora che non c’è più e che il suo “Caprice” di Roccaraso ha seguito il declino dei tempi.