CHI HA LA STALLA CHE PUZZA E CHI HA LA PUZZA SOTTO IL NASO…
di Luigi Liberatore – Il Tar dell’Aquila ha stabilito, con recente sentenza, che un allevatore di Gagliano Aterno, minuscolo ma incantevole Comune della montagna interna abruzzese,(253 abitanti o giù di lì), deve spostare la sua stalla dall’abitato e trasferirla altrove perché “puzza”. Non si sono espressi in questa maniera brusca i giudici del tribunale, ma attingendo alla più elegante e profumata terminologia del diritto amministrativo: “Per le interferenze insalubri che caratterizzano il rapporto di stretta vicinanza tra la zona adibita a ricovero di animali e quella adibita a civile abitazione”. Quindi, perché puzza. Tutto è partito da una ordinanza del sindaco di quel Comune il quale, dovendo decidere a maggioranza, ha emesso il provvedimento di sfratto nei confronti dell’allevatore probabilmente sollecitato dal ricorso di uno o più cittadini ai quali davano fastidio gli odori che da quella stalla uscivano. I giudici chiamati a decidere sulla faccenda, invocati dallo stesso proprietario della stalla, non hanno detto che gli animali sono tenuti male o mal custoditi, e nemmeno hanno rilevato pecche riguardo alla correttezza dell’attività. Non potevano dire, però, che non puzza. In questa vicenda ci piace riflettere su un paio aspetti. Uno procedurale; l’allevatore avrebbe fatto bene, secondo noi, a non ricorrere al giudizio del Tar, a non opporsi all’ordinanza del sindaco, lasciando però al primo cittadino l’onere di eseguire materialmente lo sfratto, a cacciare i buoi dalla stalla…e a “liberare” l’aria. Poi pensiamo che i cittadini di Gagliano Aterno che hanno fatto le “scarpe” all’allevatore, cioè quelli con la puzza al naso, siano legati come tutti ai piaceri della gola e alla bontà dei prodotti di “stalla” e oltremodo attenti al loro olfatto. Sono, in fondo, come quegli ambientalisti ed ecologisti che apprezzano il tepore delle loro case riscaldate col gas ma che poi non vogliono sul territorio le condutture, le centraline, i reattori e gli inceneritori. Sicchè alla fine si finisce sempre davanti a un tribunale. Anche per la puzza di una stalla…
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Chi ha scritto l’articolo evidentemente non sa cosa significa avere una stalla sotto casa. Spero che qualcuno gli possa affittare la sua nelle vicinanze così può inebriarsi a tutte le ore.
Poi quando vogliono salame, prosciutto, salsicce, formaggio, ricotta, mangiano quelli artificiali che per fortuna ancora non esistono.
È solo quando vanno a pulire che si sente questo mal odore.
Scusate ma quando noi andiamo al bagno profuma?
Appunto! Si va al bagno, che è ciò che è stato chiesto, tenere gli animali in un posto più consono.