“RAPPORTO ORSO MARSICANO 2020”, A PETTORANO LA PRESENTAZIONE
Sarà presentato domani, mercoledì 18 agosto, alle 18 in piazza del Castello Cantelmo di Pettorano sul Gizio il “Rapporto Orso marsicano 2020” edito dal parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La pubblicazione, giunta ormai alla sua sesta edizione, raccoglie le iniziative, le azioni, i dati e i risultati conseguiti durante lo scorso anno da tutti gli Enti, Istituzioni e Associazioni che a vari livelli operano per la tutela, la gestione e la conservazione del plantigrado, ciascuno con propri mezzi, strumenti e competenze. “Dal rapporto emerge chiaramente l’enorme lavoro di squadra svolto da tutti, con una sinergia di intenti ed azioni e nell’ambito di una collaborazione costante e fattiva, che vede il suo momento di sintesi nelle attività di raccolta dati della Rete di Monitoraggio Abruzzo e Molise – sottolinea il sindaco Antonio Carrara – Si è scelto di presentarlo a Pettorano sul Gizio, Ente gestore della Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio, la più grande d’Abruzzo, dove da ormai diversi anni attraverso un monitoraggio intensivo, si testimonia la presenza stabile di diversi esemplari di Orso, condizione fondamentale per la sopravvivenza e l’espansione della specie. Sarà un ulteriore momento importante di condivisione, coinvolgimento e di informazione per tutti coloro che vorranno partecipare e hanno a cuore le sorti del nostro amato amico Orso”, All’incontro, coordinato dallo stesso Carrara, parteciperanno il Direttore della Riserva naturale regionale Monte Genzana Alto Gizio, Antonio Di Croce e l’Assessore alla Riserva, Simona Schiappa ed altri ospiti del mondo ambientalista.“Il Rapporto racconta quanto si fa per questa specie e fornisce, anche ai non addetti ai lavori, informazioni utili e puntuali per la tutela dell’orso e della natura in generale. Una divulgazione utile e necessaria, poiché la conservazione di questa specie passa anche attraverso una efficace comunicazione proattiva e trasparente, utile al confronto tra tutte le parti. Per noi è anche un bel modo per festeggiare i 25 anni di protezione della natura nella Riserva” commenta Simona Schiappa.“Gli importanti risultati raggiunti dalla nostra Riserva rendono giustizia del costante e imponente lavoro della Riserva e dimostrano come i nostri territori abbiano una valenza cruciale non solo nella tutela dell’intera popolazione, ma anche in relazione alla sua tanto auspicata espansione demografica e territoriale, condizione indispensabile per la conservazione della specie nel lungo termine”, commenta Antonio Di Croce.“L’iniziativa della Riserva, con il coinvolgimento dei 2 parchi nazionali, di Legambiente e della Regione Abruzzo è parte del Patto di collaborazione sottoscritto nel 2007 e riconfermato nel 2018 con la Carta del Genzana, sottoscritta dalla Riserva con Legambiente, Parco Maiella, Parco d’Abruzzo Lazio e Molise. Una collaborazione necessaria, perché la natura non conosce confini amministrativi, che negli ultimi anni ha consentito risultati nemmeno immaginabili qualche anno fa”, conclude il sindaco.
L’orso marsicano non esiste,. Basta questa insistenza per guadagnare denaro. San Biagio Saracinesco per il 90% è emigrato in Svezia (sono diverse migliaia i discendenti a Stoccolma mentre a San Biagio saranno qualche centinaio di persone). Il lavoro principale che svolgevano nei secoli scorsi era andare come giostrai circensi e venditori nelle feste (travalicavano anche tutta la Russia). A pag. 63 del libro “Cento anni di memoria-gli italiani raccontano” titolo svedese “Hundra År av minnen- Italienarna berättar” è riportata una foto di un piccola compagnia di girovaghi di San Biagio con l’orso ammaestrato a fine 800 in Svezia..
Perciò gli orsi in Abruzzo ci si trovano per lo stesso motivo,nel medioevo li portavano dai balcani le compagnie di girovaghi nelle feste e fiere paesane e, si sono dispersi o fuggiti sui monti. Altrimenti il DNA è indistinguibile con l’orso balcanico, e, alla fine dell’Impero Romano gli orsi erano estinti anche in Caledonia perché li usavano per i spettacoli nelle arene. Figuriamoci se restavano in Abruzzo.