QUAND’E’ CHE “IO” SONO “ME”?

Alessandro Lavalle – Capita a volte che il nostro desiderio più ardito appaia in qualche modo irrealizzabile; più noi disperatamente cerchiamo di afferrarlo, di plasmarlo, più esso con altrettanto disperato vigore si allontana da noi. Rare sono, nell’ordinario, le volte in cui la pragmatica programmazione sia deleteria al raggiungimento di un obiettivo; tuttavia caso vuole che alcuni eventi portano a risultati più soddisfacenti, e più in fretta, se vengono affrontati in maniera assai più naturale.

In amore, ad esempio, cercare di programmare ogni mossa in modo macchinoso non porta ad alcun risultato, anzi: rende la relazione assai impacciata e disagiata per entrambi. Ciò che invece agevola questa interazione risiede in ciò rende una persona vera, autentica: la sua originale spontaneità. “Essere se stessi” oggi è un arte assai rara; complicata e traviata il più delle volte, questa fragile coreografia sociale si compie, in realtà, in un gesto poco complesso: la sopraccitata spontaneità. Essere veri, essere se stessi, non vuol dire cercare con frenesia una particolare versione di noi che sia il nostro “pubblico” e sia noi stessi troviamo particolarmente appagante e gestibile, bensì vuol dire rimanere fedeli ai propri ideali: essere spontaneamente veri, affrontare le situazioni, i problemi, le asperità, le gioie, le conquiste assumendo un carattere sempre diverso ma fondamentalmente sempre uguale a se stesso.

La nostra vera personalità non è complessa e non richiede una qualche formula specifica per essere trovata, questa particolare iterazione di noi non è nient’altro che razionale istinto, conosciuto con il nome di libero arbitrio: il nostro potere decisionale che nonostante sia una prerogativa di tutti varia e variega in ognuno di noi con costante meraviglia. Non bisogna cercare disperatamente di appagare il prossimo discernendo meticolosamente quale dei tanti volti dobbiamo ad indossare in ogni occasione: il vero legame, le relazioni più vere, non sono mai previste, succedono e basta.

Essere spontanei, essere veri, è un piccolo tesoro alla portata di tutti; è un’arma, un’abilità, un caposaldo che si regge sul nostro nucleo psico-sociale interno: la nostra vera personalità non è un automa da programmare freneticamente, ma una reliquia da esporre con autentica spontaneità. La verità, come ho già detto, non si crea, non si modifica: esiste e basta.