UN DOMANI SENZA NEGLIGENZA

Alessandro Lavalle – E’ passata una settimana dalla “Giornata della Terra”, il giorno convenzionalmente dedicato alla nostra sublime “biglia blu”. Dico “convenzionalmente” perché, e spero di risultare pleonastico, tutti i giorni sono la “giornata della terra”. Per quanto questa sia una frase usata ad nauseam, sono convinto che non ne comprendiamo ancora appieno il significato, specialmente visto che nonostante l’esistenza di queste giornate dedicate alla terra e ad ogni suo piccolo aspetto, noi – incuranti – continuiamo imperterriti a sfruttare a dilaniare la nostra casa. E’ davvero interessante il fenomeno per cui se di una qualsiasi problematica o fatto ne divulghiamo la palese esistenza, nelle nostre menti questo equivalga a mostrare attivamente interesse o, perfino, risolvere quella tematica. E’ una bugia che ci raccontiamo per stare meglio con noi stessi, per poter fare il contrario di quello che diciamo senza apparenti conseguenze; questa è l’ipocrisia divora da alcuni anni la società, una problematica divenuta nel tempo tra le più volontariamente ignorate. Ottemperare allo spirito di rivoluzione ecologica che aleggia dai primi del 2000, se non da prima, elargendo il minimo impegno richiesto, mi duole dirlo, non basta per salvare il pianeta. Da qualunque punto la tematica venga affrontata, con tutti i pro e i contro, alla fine, si ritorna sempre ad una causa economica: ristabilire l’equilibrio del pianeta Terra pare sia un investimento infruttuoso. Voglio soffermarmi su quanto di sbagliato racchiuda questa frase: è sconcertante come l’istantanea gratificazione individuale a breve termine sia divenuta generalmente più importante di un obiettivo atto a garantire un miglioramento a lungo termine dell’intera specie umana. Siamo sempre stati una specie avara ed espansionistica e questa è una cosa che non si può esattamente cambiare, tuttavia queste nostre caratteristiche possono e devono essere reindirizzate verso uno scopo più alto di accumulare denaro e notorietà a discapito di tutto il resto. L’egoistica ipocrisia del 21° secolo si riduce proprio a questo: una allegra e calma maschera per coprire un lugubre e lacerato volto; mai prima di oggi abbiamo saggiato l’abissale differenza tra il “dire” e il “fare”, mai prima di questa emergenza globale abbiamo compreso che affermare che “va tutto bene” non significa che sta andando “effettivamente tutto bene”. Abbiamo finalmente incominciato a percepire questa maschera. Voglio sottolineare che il mio non è pessimismo, anzi, più un profondo senso di delusione nel vedere le potenzialità dell’umanità venire minimizzate dai nostri animaleschi istinti, misto a della speranza: sentimento che non va mai abbandonato, specialmente nei momenti più bui. Siamo letteralmente vivendo alla giornata, devastando il clima e noi stessi; purtroppo di queste giornate non ne rimangono molte. Bisogna che ci si dia una spinta, che avvenga un cambio radicale dei nostri metodi nella direzione giusta; per te – lettore -, per noi, per tutti. Per la Terra. Di giornate per cambiare non ne rimangono molte, ma siamo ancora ben lontani dall’averne troppo poche: siamo, fortunatamente, ancora in tempo,  non ci resta altro che usarlo a nella maniera giusta. Per vincere questa lotta contro il tempo basta ricordarsi che se si ha speranza, se si ha fiducia nell’umanità, in se stessi, c’è sempre un domani; un domani che però va costruito migliore oggi.