PROVINCE ABRUZZESI IN GRAVE DIFFICOLTA’, LA CORTE DEI CONTI DECRETA IL FALLIMENTO DELLA RIFORMA

La riforma delle Province, realizzata dall’ex ministro Graziano Delrio, non sembra dare i frutti sperati. “I quattro enti provinciali abruzzesi, a sette anni dal loro ridimensionamento presentano “difficoltà gestionali nella programmazione a breve e medio tempo”,  dipendono eccessivamente dai trasferimenti statali per poter garantire i compiti che gli sono rimasti, ovvero la viabilità e gli edifici scolastici.  Con il poco personale a disposizione non riescono a stare dietro ai vari iter amministrativi, e si registra un ritardo nei tempi di pagamento. Una “situazione di sofferenza” che dovrebbe indurre il legislatore nazionale “a ridisegnare stabilmente la distribuzione di tali funzioni fra i diversi attori istituzionali”. A sostenerlo è la Sezione Controllo della Corte dei Conti dell’Abruzzo, presieduta da Stefano Siragusa, nella relazione “Le Province regionali abruzzesi dal federalismo fiscale al loro ruolo attuale”, disegnando un quadro preciso e preoccupante sullo stato delle province dell’Aquila, Teramo, Chieti e Pescara. Una relazione che sembra decretare il fallimento della riforma voluta nel 2014 da Delrio e sostenuta sia dal premier Mario Monti che da Matteo Renzi. La riforma ha trasformato le Province, additate come “baracconi e stipendifici” in enti di secondo livello, svuotate di personale e con risorse assai ridotte, con competenze al minimo, su viabilità, edilizia scolastica e poco più. Tutto fatto prevedendo il loro smantellamento a seguito della vittoria del No al referendum popolare del 4 dicembre 2016. Smantellamento ancora atteso. Le Province così sono rimaste nel limbo, affrontando difficoltà costanti e guidate da presidenti non retribuiti, eletti tra i sindaci del territorio da altri sindaci e dai consiglieri comunali, e non più dai cittadini, con amministratori e consiglieri, anche loro naturalmente non retribuiti. La Corte dei Conti nella relazione attesta come i bilanci delle Province anche in Abruzzo dipendono ora essenzialmente dai trasferimenti statali. A questo si aggiunge anche la latitanza della Regione che non ha trasferito le risorse relative alle deleghe che sono rimaste per un tempo più prolungato a carico delle province, prima di passare di mano, tra il 2016 e il 2017.“La conseguente riforma parziale, a seguito della mancata abrogazione degli Enti provinciali tramite referendum, ha contribuito, ulteriormente, a creare loro difficoltà gestionali”, che hanno reso necessari “vari interventi statali rivolti ad aumentare i trasferimenti per l’esercizio delle funzioni fondamentali, che incidono direttamente nella vita quotidiana dei cittadini, interessando la gestione della rete viaria e degli edifici scolastici, comportando un alleggerimento del peso imposto sui bilanci degli enti dai costanti e sempre maggiori richiesti contributi alla finanza pubblica” osservano i giudici contabili, toccando il vero nodo della questione.