IL DIARIO DI SOLIMO: 20 APRILE 2003, MISERERE PER ARMIDA
Fabio Maiorano – Cronaca del giorno precedente: i confratelli trinitari, nei loro camici cremisi e con le “pettìne” candide e inamidate, sono usciti dalla chiesa della Trinità e stanno già sfilando, tra due ali di folla silenziosa, lungo il corso cittadino; è venerdì della settimana santa, il 19 di aprile, e la processione del Cristo morto si sta muovendo con passi lenti e cadenzati; il coro intona le prime note del Miserere e ad un paio di chilometri di distanza, in via Lamaccio, risuona nell’aria un colpo di arma da fuoco, secco e sinistro: nell’appartamento all’interno del recinto del carcere, la direttrice si è tolta la vita sparandosi un colpo di pistola alla testa: è morta all’istante, nel silenzio di un venerdì santo, nella solitudine che spesso aveva attraversato la sua esistenza, fatta di grandi soddisfazioni, di grandi travagli, di grandi dolori. Armida Miserere, cognome che ora suona come una triste premonizione, aveva 47 anni. Ne aveva 28 quando fu incaricata di dirigere il carcere di Parma, prima donna a ricoprire quel tipo d’incarico; poi Voghera, dov’erano rinchiuse le terroriste irriducibili; quindi Pianosa, dove i mafiosi sono sempre maggioranza, e il famigerato “Ucciardone” di Palermo; infine, dal penitenziario “le Vallette” di Torino a Sulmona, carcere di massima sicurezza. Carceriera tra i detenuti, detenuta tra gli uomini liberi, carnefice e vittima nello stesso tempo, Armida Miserere ha lottato duramente contro pregiudizi e ingiustizie perché credeva fermamente nella giustizia. Rigorosa, inflessibile, decisa, ma anche ironica e fragile, alla fine Armida ha ceduto. La sua vita ora è un film, Come il vento, con Valeria Golino e la regia di Marco Simon Puccioni. Girata anche a Sulmona, la pellicola è stata presentata fuori concorso al Festival di Roma a fine novembre 2013. Armida Miserere e Valeria Golino si erano conosciute proprio a sulmona nel 2003, in occasione di una rassegna cinematografica allestita all’interno del carcere dal “Sulmonacinema”, pochi mesi prima che la direttrice di ferro decidesse di darsi la morte.