IL DIARIO DI SOLIMO: 11 APRILE 1875, BIBLIOTECHE SUPERFLUE

Fabio Maiorano – Soppressi gli ordini monastici, i fondi librari dei conventi finirono nel patrimonio dello Stato e il Comune di Sulmona fin dal 1865 si fece assegnare i libri del convento dei Frati Minori Riformati (S. Nicola) per allestire e organizzare una biblioteca civica; nello stesso periodo, si aggiunsero al primo nucleo anche i libri del convento di Castel di Sangro. Nel 1867, con delibera dell’11 aprile, la Giunta municipale inoltrò una nuova richiesta al Governo tesa ad ottenere le librerie dei conventi di Pacentro, Scanno e Pescocostanzo, comunicando di aver già stanziato nel bilancio comunale del 1866, all’art. 8, un fondo di 400 lire e di aver accantonato l’ulteriore somma di 500 lire nel bilancio di quell’anno, da destinare alla custodia e alla buona conservazione dei libri. Il Governo accettò l’istanza del Comune ovidiano e con deliberazione del 7 maggio 1867 la Giunta municipale votò l’accettazione delle librerie provenienti dai suddetti paesi per un numero di opere così ripartito: Cappuccini di Sulmona (834 opere); Riformati di Sulmona (4.457); Minori Osservanti di Pacentro (335); Riformati di scanno (302); Cappuccini di Raiano (603); Riformati di Raiano (724); altre 170 opere della libreria dei Minori Osservanti di Castel di Sangro furono cedute al Comune di Sulmona a dicembre del 1875. In totale, la dotazione della biblioteca civica ammontò a 7.425 opere. Un fatto inspiegabile, invece, avvenne il 24 febbraio 1875, quando il Consiglio comunale deliberò di rifiutare le librerie monastiche di Arischia, Calascio, Fagnano Alto, Fontecchio, Goriano Valli, Montereale, Ocre e Ofena, motivando la decisione con il fatto che le opere di quei conventi erano «duplicazioni di quelle avute da altri conventi e che si riducevano a libri del tutto monastici». È probabile che una simile decisione sia stata presa “al buio” perché è impensabile che i consiglieri abbiano avuto la possibilità e le competenze per valutare quel patrimonio di libri e di manoscritti; di certo è che Sulmona perse l’occasione di acquisire opere di valore culturale e veniale. Nel 1876, il ministero dell’Istruzione sollecitò vanamente il Comune di compilare un catalogo generale di tutti i libri perché si riuscì soltanto ad eseguire un semplice schedario, peraltro imperfetto e lacunoso. Il riordinamento e la sistemazione della biblioteca comunale fu decretata il 7 febbraio 1898 con la nomina di quattro commissari ai quali fu affidato anche il compito della «scelta, cambio e acquisto di opere destinate a costituirla». Altri tempi, altre sensibilità: oggi, infatti, nessuno sa quali e quanti libri formano il patrimonio della biblioteca “Publio Ovidio Nasone” di Sulmona…