IL DIARIO DI SOLIMO: 27 MARZO 1568, STOFFE PREZIOSE PER IL PALIO

Fabio Maiorano
Notizie attendibili sull’antica Giostra cavalleresca di Sulmona si possono trarre dalle “memorie” della Casa santa dell’Annunziata, che in numerose occasioni allestì a proprie spese il torneo equestre di piazza Maggiore. Tre le più interessanti, è d’obbligo citare la sintetica notazione, riportata in un libro di memorie del 1568 purtroppo disperso, sulla Giostra disputata proprio in quell’anno e vinta dal nobile Francesco Mazzara, «universalmente tenuto in somma stima – riferisce lo storico Ignazio di Pietro – per l’acutezza del suo ingegno, che dimostrava nella Poesia, e nelle Armi». Figlio di Gianmichele, barone di Schinaforte e di Vastoaloisio, e della nobildonna Lucrezia Caracciolo dei principi di Avellino, Francesco Mazzara «si distinse più volte – aggiunge il di Pietro – fra i Cavalieri nella dilettevole Giostra della di lei Patria, e nel 1567 donò il premio da esso riportato alla Chiesa della Nunziata, di cui allora era primo Governatore». Ma qual era il premio per il vincitore della Giostra cavalleresca? La risposta è nell’attestato stilato il 21 ottobre 1757 dal notaio Patrizio Sebastiani, il quale trascrive la seguente nota rinvenuta in un antico libro di memorie dell’Annunziata, al dorso del foglio 201: «et più facemmo memoria come ogi 27 del Marzo è venuto da noi Misser Francesco Mezzara, et have donato cande doj de raso Carmusino lo quale l’have vento alla Giostra fatta lo
presente anno Millecinquecento sessantotto, et vuole ne habbia da fare uno Parato per la ecclesia» della SS. Annunziata. Nella sostanza, Francesco Mazzara donò all’Annunziata il palio della Giostra vinta nel 1568, una “pezza” di stoffa di preziosa seta carmosina (cioè color rosso cremisi, lo stesso del saio dei Trinitari), lungo due canne (doj cande), con l’obbligo di farne un parato per quella chiesa. Se si considera che una canna era formata da dieci palmi, pari a metri 2,645503, la stoffa misurava quasi cinque metri e mezzo.