POI DICE CHE UNO SCRIVE POESIE…..
Uno scorcio della Valle Peligna in foto e per didascalia un’ implicita dedica alla propria terra e alla montagna: “poi dice che uno scrive poesie”. Guardando il post sul social non è difficile capire quale sia stata la musa che abbia ispirato il giovane scrittore burgnarese, Stefano Servilio, originario di Tocco da Casauria, a comporre prosa e poesie nei lunghi mesi di lockdown, chiuso in casa tra un lavoro smart dietro un monitor, una chitarra per amica e una finestra da cui prendono vita sogni e poesie. Componimenti che in questi giorni trovano spazio in alcune riviste letterarie, come “L’Altrove”, in cui sono pubblicati tre inediti. Finestre ispiratrici di sogni e libertà, per chi è ristretto: come l’ergastolano della canzone di Dalla che guarda dalla sua cella immaginando una vita normale con quella donna che si affacciava dalla casa in mezzo al blu. Sogni e libertà. “Sbadata idea, rotola nell’angolo delle inutilità mancanti” scrive Servilio nella delicata“Tu come stai”, che forse è nata come“Pensiero rovente di luglio, trapassa nuvole immobili e grasse”e sa di mancanze, di nostalgie. “Valzer di mezzanotte nella stanza delle promesse e degli addii/ Danzando, risarcisci il tuo tempo/Vigoria e impeto di compreso, dilatano spazi di te/Castigato nelle segrete, uomo sconosciuto evade/Ma tu… tu come stai? In cantiere altri componimenti poetici e ancora racconti brevi e un libro, ma il suo esordio letterario fu con la prosa: “Tana libera tutti” il titolo del romanzo (edizioni “La Gru”) con cui l’autore ripercorre sprazzi di un’adolescenza felice scandita dal rock e dalla passione viscerale per la musica. Un flashback su quando le giornate oscillavano tra il liceo a Sulmona e Bugnara, il suo paese. E poi il ricordo vivo di quegli occhi blu, le passeggiate per i vicoli sulmonesi. “Un libro che vuole tenere bene a mente che la felicità risiederà sempre nel blu. E che quando si ama… tutto si tinge di rosso e il rock infiamma l’anima”. Per fortuna c’è chi scrive ancora poesie, con l’animo di chi sa che aggrapparsi ai sogni, soprattutto in mancanza di libertà, sia un’arte.