IL DIARIO DI SOLIMO: 2 MARZO 1807, FORCHE IN PIAZZA PER I BRIGANTI
Fabio Maiorano – In quegli anni, nelle zone montuose del sulmonese imperversarono molti briganti e alcuni si spinsero anche in città, dove compirono memorabili razzie e violenze; per proteggere la popolazione, si decise di rafforzare le difese, aumentare i turni di guardia e sistemare una sentinella sul campanile dell’Annunziata per scrutarne i movimenti ed allertare con tempestività la gendarmeria. Colpiti quasi tutti da gravi imputazioni, i briganti furono perseguiti e puniti con pene severissime dal tribunale, non esclusa la condanna a morte che veniva eseguita pubblicamente, in piazza Maggiore. Raccontano le cronache che il 2 di marzo 1807 fu innalzata una forca nella pubblica piazza per l’esecuzione capitale di Giuseppe Di Rosa, di Rocca di Mezzo. Nello stesso anno, l’11 giugno, nella piazza principale fu giustiziato «Raffaele di Salle condannato a morte dal Consiglio di Guerra come brigante (…) in seguito sospeso in un albero, dopo aver recisa la testa e posta su la Gabia», perché tutti facessero ammenda. Francesco Centofanti, invece, dovette passare sotto la forca, con la corda al collo, e portato lungo le strade; in seguito, fu frustato a sangue e medicato con sale e aceto. Rimanendo in tema, c’è da registrare che il 2 maggio 1810 il maestro Pasquale di Camillo ebbe 23 carlini «per importo e valore di due Gabbie di ferro (fatte per le teste, poste ad esempio de’ delinquenti fuori la porta Pacentrana, dei due briganti assassini Venanzio di Loreto e Giuseppe Lattanzio». L’esecuzione capitale, per impiccagione o con taglio della testa, divenne sempre più spesso un macabro “spettacolo di piazza” ma anche lo spietato ammonimento per chiunque avesse avuto l’intenzione d’infrangere la legge.