IMPIANTI SCI FERMI, DA ROCCARASO “GRIDO DI DOLORE” AL PRESIDENTE DRAGHI E ALLA REGIONE

Con il rinvio ennesimo dell’apertura degli impianti sciistici è sempre più crisi per gli operatori turistici. Un grido d’allarme viene lanciato al neopresidente del Consiglio, Mario Draghi e alla Regione da Alessandro Amicone, presidente dell’associazione Roccaraso Futura, che propone un tavolo di confronto al governo e alla Regione. “La decisione di non dare il via alla stagione sciistica mette ancora più in crisi tutto il comparto turistico abruzzese. Dagli impianti, agli alberghi fino ai ristoratori. La situazione ora si fa veramente critica e per alcuni tragica. Comprendiamo bene che al primo posto ci deve essere la salute dei cittadini, ma è anche vero che è arrivato il momento di mettere in campo una programmazione solida non solo del piano vaccinazioni, ma anche e soprattutto per il rilancio del turismo nella nostra regione soprattutto nei prossimi mesi estivi. Mancare anche questo appuntamento con l’estate significherebbe condannare alla fame migliaia di famiglie” scrive Amicone in una lettera aperta. “Per questo motivo – aggiunge Amicone – lanciamo la proposta al Governo nazionale e a quello regionale, da subito, di istituire un tavolo di confronto con tutte le categorie interessate per fare in modo che l’estate 2021 sia l’estate della rinascita. Soprattutto al Governo nazionale e al Ministro del Turismo chiediamo che venga messa in campo subito una campagna per invitare gli italiani ad andare in vacanza in Italia anche con la creazione di appositi voucher. Al Governo regionale chiediamo di sostenere – in maniera uniforme – tutti i comuni con dei fondi che possano andare oltre i ristori e che possano essere lo strumento per rendere il nostro turismo più accattivante e competitivo. Non c’è più tempo da perdere, l’estate 2021, per noi che operiamo nel settore del turismo, è l’ultima speranza. Aiutateci a non farla svanire”. Anche la Coldiretti interviene affermando che il nuovo fermo imposto agli impianti è una decisione destinata ad avere effetti non solo sulle piste, ma anche sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’alloggio alla ristorazione, dagli agriturismi ai rifugi fino alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi, che dallo stop al turismo sulla neve hanno subito un calo di fatturato fino al 90%. Proprio dal turismo invernale – sottolinea la Coldiretti in una nota – dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attività di allevamento e coltivazione svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento. “Con le presenze praticamente azzerate nel momento più importante della stagione, si guardava – conclude la Coldiretti – con speranza all’ultimo scorcio seppur con il pesante limite allo spostamento tra regioni ma le aspettative sono andate all’ultimo momento deluse”