OMICIDIO D’AMICO, IL KILLER TRADITO DAL SUO DNA
E’ in cella da ieri Gianmarco Paolucci, venticinque anni, dell’Aquila, presunto assassino dell’operatore ecologico Paolo D’Amico, 55 anni, originario di Roma. Paolucci, che lavora in un supermercato, sarebbe l’autore dell’efferato omicidio, maturato probabilmente in ambienti legati allo spaccio di stupefacenti. A tradire il presunto killer sarebbero state tracce del suo dna rinvenute sui pantaloni della vittima. Arrestato ieri mattina con l’accusa di omicidio volontario, con aggravante di futili motivi e crudeltà Paolucci ora è rinchiuso nel carcere di Frosinone. Le indagini che hanno condotto all’arresto del giovane aquilano sono state complesse e lunghe, durate più di un anno e gli inquirenti non escludono ulteriori sviluppi per fare piena luce sul delitto. D’Amico venne ritrovato morto nella propria abitazione nelle campagne di Poggio Picenze nel pomeriggio di domenica 24 novembre dell’anno scorso, colpito alla testa, con venti colpi di cesello da legno e poi con una pesante mazzetta da carpentiere alla testa. Il suo cadavere venne ritrovato in un garage dove ad essiccare sono state trovate una ventina di piante di marijuana messe ad essiccare. Ad illustrare l’operazione sono stati il Procuratore della Repubblica dell’Aquila, Michele Renzo, il sostituto procuratore Simonetta Ciccarelli e il comandante provinciale dei carabinieri Nazareno Santantonio e dal maggiore Edoardo Commandè. Il presunto assassino interrogato ieri a L’Aquila, si è avvalso della facoltà di non rispondere. E’ assistito dall’avvocato Mauro Ceci. Fondamentali per risalire al presunto assassino, le tracce di dna rinvenute nei pantaloni della vittima, all’altezza delle caviglie, nell’atto, questa l’ipotesi del trascinamento del cadavere dentro il garage, per liberare la porta di uscita.