NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE…ALMENO A NATALE
di Alessandro Lavalle La festività più attesa dell’anno si avvicina: una festa che sempre ha scaldato e continuerà a scaldare i nostri cuori, nonostante le gravi circostanze. Quest’anno, come ho già precedentemente scritto, forse si è leggermente perso il convenzionale significato di questa gaia festa. Non va dimenticato però che il Natale è la festa delle persone e non delle circostanze.
In questa situazione emergenziale si è persa quell’occasione di contatto che ogni anno il Natale ci regalava; ciononostante non è riuscita ad eclissare il vero significato del convenzionalmente designato 25 dicembre: la felicità. Permettetemi, tra le peripezie e le intemperie, di farvi volgere lo sguardo verso ciò che di buono ci è venuto incontro durante questi bizzarri mesi, distogliendolo a forza da chi purtroppo ci ha lasciato e volgendolo, anche in loro memoria, alla ricerca della positività.
Non v’è dubbio che questo periodo di reclusione ci abbia insegnato assai su ciò che noi dapprima davamo per scontato: la perdita del contatto, delle nostre abitudini, è stata una grandissima rinuncia; rinuncia che non va vista, però, come un furto ma bensì come un vero atto di generosità; può sembrare un’opinione un po’ azzardata, ma ai miei occhi in questo periodo abbiamo dimostrato, in parte, di saper pensare ad altri oltre che a noi stessi, abbiamo dimostrato di essere capaci di atti di pura bontà disinteressata: tramite la nostra individuale reclusione abbiamo aiutato a migliaia tra persone ammalate, medici e concittadini.
Ma questo, a mio avviso, non è l’unico traguardo che abbiamo raggiunto: ricordiamo di come abbiamo vissuto i primi momenti di quarantena, ricordiamoci di come la nostra quotidianità è stata infranta, di come le nostre abitudini (come il nostro festeggiare il Natale) sono state piegate a causa della situazione emergenziale; ciononostante alcuni di noi hanno finalmente avuto quel tempo per conoscere meglio, paradossalmente, le persone con cui magari da anni convivevano: che siano famiglie, coppie, o coinquilini tutti sono stati avvicinati da questa “convivenza forzata”, tutti hanno finalmente compreso chi gli stava attorno, hanno finalmente imparato ad accettare le persone a loro vicine, hanno amato ancora di più i loro cari.
Non tutto il male viene per nuocere, e questo elitario Natale non fa eccezione; queste mie righe sono, invero, un augurio per tutti: un augurio che raggiunga i vostri cuori e li allevi da preoccupazioni e sofferenze, che li riscaldi ricordando loro il tepore di un abbraccio, che vi apra gli occhi a quanto di buono avete e che ancora dovrete ricevere; un augurio che vi ricordi che a Natale, come nel resto dell’anno, si può veramente essere più buoni. Un augurio, insomma, di Buon Natale.