FERMIAMOCI UN ATTIMO A RIFLETTERE…..
di Alessandro Lavalle A conclusione di quest’anno, tutt’altro che tipico, ci aspetta, carico sia di speranza che rammarico, un bianco Natale di solitudine. A cavallo di questa seconda ondata di Covid, che non sembra trovare riposo, si trova la nostra Festività più amata, la festività che più tra tutte ci ricorda l’immenso tesoro che nel corso di quest’anno abbiamo perso: il contatto.
Tra i regali, cenoni, parenti vicini e lontani, quante volte avremmo desiderato essere da qualche altra parte ? Quante volte avremmo desiderato un po’ di pace nella solitudine ? Ebbene bisogna stare attenti a ciò che si desidera; è proprio vero che ci si rende conto dell’importanza di qualcosa quando non la si ha più; solo adesso, dopo quasi 9 mesi di distanziamento, ci stiamo rendendo conto che l’uomo non è fatto per stare da solo, siamo così disperatamente alla ricerca di un abbraccio, di un saluto, di uno sguardo; atti di contatto che sembrano quasi un ricordo distante, un sogno.
Ci viene chiesto ancora per un po’ di mettere da parte questo desiderio per una cosa che vale tanto quanto il contatto, se non di più: la sicurezza.
La frase del Generale Giangiacomo Calligaris, pronunciata in occasione dell’attentato alle Torri Gemelle, riassume appieno il concetto: “la libertà è incompatibile con la sicurezza”; se si vuole l’una si deve necessariamente rinunciare, per lo meno parzialmente, all’altra; si cade quindi in un circolo vizioso: l’uomo cerca disperatamente la libertà ma non appena la ottiene si sente indifeso e ricerca la sicurezza, ma non appena cade nella braccia di essa si sente oppresso e ricomincia la sua ricerca per quella tanto agognata libertà; indubbiamente questo rimane, in senso negativo s’intende, un periodo unico che con il suo isolazionismo ha lasciato spazio per un’accurata e analitica introspezione, una pesata dello spirito, delle colpe e dei meriti; ha forse generato il più grande cambiamento individuale che abbiamo mai visto.
Un cambiamento che non in tutti i casi coincide con miglioramento e che, però, alla resa dei conti si rivela necessario poiché ha posto fine a quel generale senso di negligenza e sciatteria che aleggiava da anni, sostituendolo con un sofferente periodo di riflessione.
La riflessione è un’altra grande arma che a volte viene dimenticata o vista come inutile, non si comprende la sua vera utilità fino a quando non ci si ritrova a poter usare solo quella; riflessioni che hanno messo alla prova amicizie, relazioni, famiglie: una ricapitolazione di chi noi siamo e di chi sono le persone intorno a noi.
La rivalutazione della nostra vita decisamente non è qualcosa che accade tutti i giorni, tuttavia dovrebbe essere fatta più spesso; raramente siamo contenti di quello che abbiamo e chiederci se siamo soddisfatti è l’ultima domanda che vorremmo porci poiché, in un istante, indipendentemente da quello che abbiamo in quel momento, ci causa confusione, dubbio e a volte perfino abbandono più totale dei nostri interessi che giudicavamo tanto soddisfacenti. Senza contare che il movimento è parte naturale del ciclo del tutto, radicato in particolar modo nell’uomo moderno, e perciò questa stagnazione/riflessione ci risulta così straziante.
Siamo cambiati tutti e tutti ancora cambieremo molto, noi adolescenti prima degli altri essendo avvantaggiati, vista la nostra vicinanza con il divenire che è nella natura stessa dell’adolescenza.
Penso che questo periodo sia la spinta definitiva che ci condurrà ad un cambiamento per il meglio.
Penso che questo periodo sia la barriera che ci separerà da quella sciatteria e negligenza divenute malattie del decennio.
Penso che questo periodo porterà fine alla noia e alla stagnazione poiché promotore del naturale cambiamento paradossalmente causato dai due concetti che si propone di distruggere.
Sono dunque sicuro che quello che ci attende è un cambiamento veramente per il meglio: a patto solo di impegnarci.