I SIGNORI DELLO SCI E LE TRUPPE CAMMELLATE
di Luigi Liberatore
Ogni giorno, anzi ad ogni ora del giorno, si leggono interventi sulla questione della riapertura o meno al pubblico degli impianti sciistici di risalita, quasi fosse il problema dei problemi e su cui ognuno scandisce il proprio pensiero dimodochè perfino l’equazione di Ettore Majorana appare come un esercizio elementare da settimana enigmistica. Dalle ceneri del virus che affligge il mondo, anzi dalle colate laviche del Covid,purtroppo lastricate di morti, sprizzano come vulcanelli impazziti i teorici della riapertura ad ogni costo delle piste da sci con annessi e connessi. Non conosciamo lo spessore, la qualità, la portata, le argomentazioni e soprattutto la competenza dei sostenitori di questa tesi nelle altre parti d’Italia, ma le voci che spesso si levanodai nostri territori ci lasciano sgomenti. E’ vero che sui social ormai viaggia di tutto, soprattutto stracci, ma un minimo di pudore e di riflessione impone il silenzio laddove non si hanno argomenti diversi dalle estenuanti e sciocche liturgie ai piedi del “problema economico”. Un aspetto cogliamo da questa vicenda, cioè che in avanscoperta (i fuochisti per capirci) non ci sono i signori dello sci, proprietari e padroni di strutture, ma truppe cammellate, cioè esponenti di questa o quella frangia politica, rappresentanti di questo o quell’orientamento, tutti appiattiti su una comune linea di fuoco: riaprire gli impianti. Ecco, dimenticando i quasi mille morti al giorno per amplificare magari i disagi dei tanti lavoratori privati della paga di una stagione invernale. Abbiamo rispetto della classe operaia e siamo consapevoli dei sacrifici che si possono affrontare in queste condizioni, ma non possiamo tollerare la prefigurazione di scenari apocalittici se non si dovesse poi consentire l’apertura a impianti e servizialberghieri. Agli interventisti della prima e dell’ultima ora vogliamo ricordare che ci sono state stagioni senza neve con impianti fermi e alberghi, ristoranti e bar desolati. In quelle occasioni magari si levarono al cielo preghiere dal sapore pagano ma non si registrarono voci impazzite da congiura, sicchè vanno bene gli ordini di scuderia ma che la difesa sia sorretta da ragionevolezza e soprattutto buon senso.
Caro Luigi Liberatore, sono favorevole alla riapertura degli impianti di sci a supporto delle devastate economie del centro Abruzzo e dell’alto Sangro ma per questo non ritengo affatto di appartenere alle truppe cammellate da te richiamate. Semplicemente invoco la libertà di dissentire dalle tue affermazioni. Facile parlare di sacrifici quando non ci riguardano direttamente, quando mensilmente si gode dell’accredito di stipendio/pensione. Non vedo per quale motivo i centri commerciali si e gli impianti no se si rispettano distanziamento e uso di mascherine.