IL DIARIO DI SOLIMO: 5 OTTOBRE 1325, ALLE RUOTE DI SANTA CATERINA

Chiesa e monastero delle domenicane sorsero nel distretto di porta Manaresca grazie ad Angelerio di Caramanico che donò al padre Tommaso, domenicano, alcune case, cortile e giardino – siti nello stesso rione – con istrumento rogato dal notaio Barnaba di Gualtiero il 5 ottobre 1325. Fu dedicato a S. Caterina d’Alessandria, figura leggendaria
che fu fatta decapitare dall’imperatore Massimino nel II secolo. L’iconografia della santa è caratterizzata dalla ruota del supplizio, creata per infliggere patimenti e dolore alla vittima, torturata nella carne dai ferri acuminati e ricurvi che sono fissati sul taglio della ruota. Questo simbolo compare scolpito nella pietra sul fronte della chiesa e, in numerose repliche di legno, all’interno della stessa chiesa e in altri locali del monastero. Il detto popolare “mettersi alle ruote di S. Caterina”, che significa “insistere fino allo sfinimento per ottenere qualcosa”, è da riferire verosimilmente proprio al simbolo iconografico della santa egiziana che sarebbe stata torturata alla ruota del supplizio prima di essere decapitata; secondo una leggenda, gli angeli ne trasportarono il corpo sul monte sinai dove per volere di Giustiniano fu eretto un monastero a suo nome nel sesto secolo. La chiesa, nella facciata come nell’interno, è di stile barocco e sicuramente fu danneggiata nel terremoto del 1706 e ricostruita negli anni successivi. Dopo la soppressione degli ordini religiosi, il monastero fu abitato ancora per una sessantina di anni dalle monache e soltanto nel 1900 il Comune ne prese possesso, concedendo alle due suore superstiti di occupare alcuni
locali. All’inizio del Novecento fu sottoposto a numerosi lavori per poter ospitare aule scolastiche. Negli anni Trenta del Novecento, in buona parte dell’ampio cortile furono eretti il Teatro Comunale e il Cinema Pacifico.

One thought on “IL DIARIO DI SOLIMO: 5 OTTOBRE 1325, ALLE RUOTE DI SANTA CATERINA

  • La stessa Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria qui più avanti a Porta Capuana a Napoli, viene detta a Formellis, perché venne costruita su un antico canale o scolo di acqua. La caduta di un noto politico locale dentro una formella lo scorso dicembre, scateno’ un inatteso dibattito letterario sul termine formella, che dovrebbe essere peculiare della particolarità anche mentale dell’essere vivente adattato a vivere in in Valle Peligna. Nulla di meno esclusivo, se formella si dice anche a Napoli è per indicare un canale sagomato per lo scorrimento di acqua , allora è probabile il significato abbia provenienza dal latino , venendo ciò ignorato da eminenti intellettuali locali.

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