LA MOGLIE DELL’ASSESSORE NELLA COOP SATIC, PER IL PD C’E’ CONFLITTO DI INTERESSI

Non cessa la polemica sul caso della moglie dell’assessore Stefano Mariani assunta dalla coop Satic. Il Pd non molla la presa. “Le repliche che registriamo a seguito degli interrogativi sollevati sull’assunzione della moglie dell’assessore Mariani da parte della cooperativa che fornisce le proprie prestazioni da anni al Comune e adesso anche  al Cogesa, toccano il punto più basso di questa Amministrazione” sostengono i dirigenti del circolo Pd sulmonese. “In particolare restiamo esterrefatti dalle argomentazioni dell’assessore che, senza alcun pudore, tenta di accreditare la tesi che la vera vittima di tutto “l’affaire” sia lui, oggetto di una campagna denigratoria da parte di avversari politici che “non hanno altri argomenti che quelli di screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica” sottolinea il Pd. “Qualche osservazione in merito: in questo territorio, le vere vittime di un sistema politico- clientelare messo su in questi ultimi anni con feroce determinazione, scientificamente testata al punto da far impallidire i metodi della “prima repubblica” quando vigeva il cosidetto “manuale Cencelli”, sono le centinaia di giovani e disoccupati a qualsiasi titolo che, pure in possesso di titoli e meriti probabilmente più qualificanti di qualche figlio, consorte o amico, sono costretti ad emigrare (se giovani) o a mettersi in fila con il cappello in mano davanti a qualche studio legale,  ufficio pubblico o società pubblica – accusa il Pd -La teoria, poi, che parenti o amici di un amministratore comunale verrebbero discriminati perché in quanto tali non potrebbero partecipare a nessun concorso o avviso di ricerca per l’assunzione  presso aziende del territorio, come afferma temerariamente il nostro assessore – evidentemente ferratissimo in materia di diritto del lavoro – appare di una goffaggine unica. E’ di tutta evidenza, infatti, il tentativo di sviare l’attenzione dei cittadini con una argomentazione pretestuosa che nulla ha a che fare con la tematica in discussione. La questione riguarda, è avvilente doverlo persino ripetere, l’assunzione della moglie di un assessore da parte di un soggetto che opera presso il Comune nella cui giunta siede quell’assessore e presso una società pubblica controllata proprio da quell’assessore con delega alle partecipate.  C’è un conflitto di interesse che solo i ciechi e sordi ad una qualsiasi etica istituzionale non vedono o vogliono sentirsi richiamare”. “La moglie di Cesare non dovrebbe essere sempre al di sopra di ogni sospetto?” Sembra abnorme, ma bisogna ancora spiegare simili regole che già oltre duemila anni fa gli antichi Romani avevano codificato.  Ci rimettiamo comunque alla prudente valutazione del capo dell’ amministrazione in questione che, in quella giunta, avrebbe dovuto vigilare sull’operato dei suoi collaboratori più stretti e, in definitiva, a quella opinione pubblica cinicamente evocata da un amministratore che, vistosi scoperto, ricorre ad una difesa farneticante” concludono i dem.