PARLA L’IMPRENDITORE SULMONESE GUARITO DAL CORONAVIRUS: SU DI ME DETTE NON SOLO TANTE CATTIVERIE
“Un’esperienza dura e difficile che però è servita a farmi capire tante cose che ora conservo dentro di me come un tesoretto che mi accompagnerà per tutta la vita”. Paolo Salutari, l’imprenditore sulmonese che dall’inizio del mese di agosto sta lottando contro il virus che sta cambiando il mondo, è tornato finalmente a casa. Non a Sulmona ma a Francavilla, “nella casa dei miei”, dove dovrà restare ancora per un pò di tempo prima di poter riabbracciare i suoi piccoli e la sua famiglia a Sulmona. “Penso a questa occasione per essere migliore. E’ l’occasione per capire che il diverso vive accanto a noi. Ha le nostre stesse paure e corre i nostri stessi rischi. A 49 anni ho capito che nella vita c’è poco tempo per apprezzare quelle piccole cose che alla fine sono quelle che ti danno più felicità: una carezza dei figli, la complicità con la moglie e le risate a squarciagola con gli amici. Sembrano stupidaggini ma diventano un bisogno vitale quando ti vengono a mancare”. Ora che il peggio è passato l’imprenditore guarda un po’ indietro ripercorrendo quei brutti momenti vissuti nella notte dell’8 agosto quando ha iniziato a sudare freddo e ad andare continuamente al bagno. “Non riuscivo a respirare e in quel momento ho avuto paura di morire”, racconta Paolo, “poi il trasferimento all’Aquila e nell’isolamento di una camera a pressione negativa dove ho trovato degli operatori sanitari che mi sono stati vicini. Li devo ringraziare perché erano le sole persone che in quel momento potevo vedere, oltre ai miei bambini e a mia moglie con i quali potevo comunicare solo con le videochiamate. Mi sono stati vicini e devo ringraziarli per tutto quello che hanno fatto, comprendendo il dramma personale che stavo vivendo”. Durante la degenza sono state tante le persone che sono state vicine all’imprenditore. “E in questo momento voglio ringraziarli tutti”, prosegue Salutari, Ma nello stesso tempo voglio stigmatizzare la cattiveria di quelli che non sapendo nulla della mia storia hanno gettato fango su di me, facendomi passare per un incosciente, per quello che è andato in giro per il mondo senza preoccuparsi dell’emergenza sanitaria. Una sorta di caccia all’untore che condanno fermamente perché sono state tutte cattiverie e falsità dette sul mio conto che non corrispondono a verità”. Lo sfogo di Paolo si conclude qui, con la convinzione di essere riuscito a buttarsi dietro le spalle una bruttissima esperienza dalla quale ripartire con la voglia di tornare al più presto a Sulmona per ricominciare da quelle piccole cose che alla fine sono l’essenza della vita.