LE NEGANO IL TAMPONE E ARRIVANO I CARABINIERI.
Sono dovuti intervenire i carabinieri per consentire a una giovane ospite di un centro di accoglienza del centro storico di Sulmona di poter fare il tampone. Era da ieri pomeriggio che la giovane aveva fatto richiesta dell’esame dopo aver fatto registrare 37,4 di febbre di ritorno da un viaggio fuori Sulmona. Ma i medici del pre-triage dopo averla visitata l’hanno rimandata a casa perché non era stato rispettato il percorso del protocollo previsto nei casi sospetti. Oggi pomeriggio la giovane è tornata in ospedale e di fronte a un nuovo rifiuto ha chiamato i carabinieri, i quali giunti sul posto e accertata la situazione, hanno segnalato il caso al 118 che ha attivato il protocollo permettendo alla giovane di poter fare il tampone nel pre-triage. Una situazione estrema che riporta all’attenzione i disagi e la grave carenza di personale con cui deve fare i conti chi opera nel pronto soccorso di Sulmona. Oltre a coprire il servizio di primo intervento, l’unico medico in servizio deve far fronte anche alle richieste di tampone che arrivano dal pre-triage, affrontando un percorso da una parte all’altra dell’ospedale. Con pesanti ripercussioni su entrambi i servizi e sui pazienti.
Il problema non è la carenza di personale ma il fatto che essendo la situazione critica da marzo è impensabile che ci siano ancora tutte queste burocrazie per farsi un controllo che non solo tutela la nostra persona ma soprattutto gli altri. Questo è il punto. Fin da subito andava fatto in tutta Italia il tampone obbligatorio a tutta la popolazione e sicuramente non ci troveremmo nella situazione odierna