IL DIARIO DI SOLIMO: 22 AGOSTO 1294, IL PERDONO DEI GHIBELLINI
La sconfitta di Corradino, ultimo degli Svevi, ha ripercussioni nefaste per Sulmona e per i sulmonesi in maggioranza schierati sempre dalla parte dell’imperatore. Tra i suoi primi provvedimenti, il vincitore Carlo d’Angiò pensa bene di azzerare l’intera classe dirigente cittadina, di fede dichiaratamente ghibellina e di espellere da sulmona tutti i maggiorenti, dopo averne confiscato tutti i beni, prontamente distribuiti a piene mani ai suoi fedelissimi. Carlo opera un vero e proprio cambio al vertice, esiliando tutta la nomenklatura sulmonese di antica data e sostituendola con la schiera dei francesi “nobili di spada”, gli uomini d’arme scesi a combattere al suo fianco, lui rampollo senza corona del ramo cadetto dei reali di Francia. Per ventisei anni i ghibellini di Sulmona vivono in esilio, lontano dalla loro patria e privati di tutti gli averi. Poi, inatteso, avviene un miracolo, l’elezione di Pietro del Morrone sul trono pontificio: Carlo d’Angio e il figlio Carlo Martello accorrono in un battibaleno a Sulmona per mettere Pietro “sotto custodia”, accelerarne l’incoronazione e ottenere il consenso del papa sull’accordo sottoscritto a Junquera con gli Aragona per la riconsegna della Sicilia. Pietro è ormai consapevole di essere ostaggio di Carlo “lo zoppo” e di non avere margini di manovra: solo, senza la protezione dell’esercito pontificio e “ospite” nel regno di Napoli, non può opporsi all’angioino; accetta di partire, a patto però che il sovrano accordi il perdono ai “suoi” concittadini mandati in esilio nel ’68 dal padre. Il diploma del perdono, Carlo II lo firmerà il 22 agosto 1294 all’Aquila.