L’INDUSTRIA DEL CONFETTO MESSA IN GINOCCHIO DALLA PANDEMIA, SOLO ORA TIMIDI SEGNALI DI RIPRESA
La pandemia e la rinuncia forzosa a matrimoni, battesimi e comunioni hanno mandato in crisi il fiorente mercato del confetto. E naturalmente i primi a farne le spese sono i produttori di più antica tradizione, i sulmonesi. E’ il Sole24ore ad occuparsi della crisi del confetto, che solo in questi giorni d’estate fa segnare timidi movimenti di ripresa. “Un’industria a prova di bomba” scrive il quotidiano di Confindustria. Tra marzo e aprile, mesi culminanti del lockdown, il fatturato dei produttori di confetti è sceso del 90%, un colpo durissimo, mai subito finora dall’industria dei confetti. La produzione infatti è stata interrotta nel periodo della prima fase dell’emergenza e l’export è stato bloccato. I confettifici, appartenenti al ramo alimentare, avrebbero potuto continuare a lavorare ma la produzione si è fermata egualmente perché ordini non sono più arrivati, da nessuna parte. A testimoniare il periodo più buio dell’industria del confetto è il produttore sulmonese William Di Carlo, imprenditore e rampollo di una storica fabbrica di confetti. Di Carlo, che proprio ad inizio dell’anno aveva avviato un piano di vendita all’estero è stato costretto a restare a braccia conserte. Mentre solo adesso la produzione è ripresa, accusando però un calo dell’80%. La ripresa ci sarà solo l’anno prossimo, se tutto tornerà alla normalità. Per ora le cerimonie organizzate sono solo quelle più casalinghe o comunque tra pochi intimi. Mentre a far coraggio ai produttori, sfiniti dalle conseguenze economiche della pandemia, arrivano in soccorso tanti turisti, che in questi giorni affollano la città di Sulmona senza mai mancare l’appuntamento con il più tipico dolce della tradizione locale.