DIARIO DI SOLIMO: 4 AGOSTO 1571, ERCOLE MAZZARA IL GUERRIERO DI FAMAGOSTA
La profonda fede religiosa e il desiderio d’impedire che i “saraceni” minacciassero i confini dell’occidente cristiano, spinsero molti nobili di tutt’Europa a indossare l’abito dei monaci guerrieri e a combattere nei presidi militari disseminati nel Mediterraneo. Così fu anche per l’alfiere Ercole Mazzara, figlio del barone Giovan Michele e della nobile Lucrezia Caracciolo, che nel 1550 decise di raggiungere la roccaforte di Famagosta, nell’isola di Cipro. Fallita la conquista di Malta, che nel 1565 l’esercito ottomano strinse d’assedio per quattro mesi nel tentativo di scacciare i cavalieri dell’Ordine Ospedaliero di san Giovanni, a luglio del 1570 i turchi sbarcarono con un forte esercito sull’isola di Cipro e in poco tempo presero la capitale Nicosia, ne trucidarono gli abitanti e decapi-
tarono il governatore veneziano Niccolò Dandolo. Di qui, il 22 agosto posero l’assedio a Famagosta che, ben difesa da possenti mura e dall’esperto comando di Marcantonio Bragadin, resistette per quasi un anno ai ripetuti e furiosi attacchi dei nemici. Alla fine, ridotta alla fame e senza più munizioni, Famagosta fu costretta alla resa. Era il 4 agosto 1571. Marcantonio Bragadin, nonostante la promessa del capo dei turchi, Lala Mustafà, di salvargli la vita, fu massacrato e scuoiato vivo mentre tutti i prigionieri furono mandati in schiavitù a Costantinopoli. Dalla capitale turca, Ercole Mazzara scrisse il 4 giugno 1575 una lettera al padre implorandolo di pagare il riscatto «bastanti duecento e nove zecchini». Le cronache, che tacciono sull’esito di quella disperata richiesta, riferiscono che Ercole Mazzara, alfiere del re e glorioso difensore di Famagosta, morì a Costantinopoli nel 1576.