15 LUGLIO 1294, CELESTINO V PAPA SENZA CHIESA
IL DIARIO DI SOLIMO – 15 LUGLIO 1294 Papa Nicolò IV era morto il 4 aprile 1291 ma dopo due anni di attesa i dodici cardinali riuniti in Conclave erano ancora in disaccordo sul nome del successore. Vero è che il Conclave era stato sospeso per un anno a causa dell’epidemia di peste scoppiata a Roma, però è anche vero che nella nuova sede prescelta, Perugia, i contrasti tra le fazioni non si erano affatto appianati. Ad ottobre del 1293, la situazione era ancora di stallo e all’orizzonte non s’intravvedevano soluzioni praticabili; finche, inaspettata, a marzo del 1294, giunse in Conclave la lettera di Pietro del Morrone che prediceva gravi castighi alla Chiesa se non si fosse provveduto quanto prima a scegliere il nuovo pastore. La “profezia” fu letta dal Cardinale decano Latino Malabranca, il quale propose come pontefice proprio il frate eremita, la cui figura ascetica, mistica e religiosissima incuteva rispetto ed era nota a tutti i regnanti. La proposta suscitò scetticismo, ma l’opera del cardinale decano rimosse ogni resistenza, specialmente perché si sarebbe eletto un frate e non un porporato. Dopo 27 mesi di sede vacante, il sacro Collegio scelse all’unanimità come nuovo pontefice Pietro di Angelerio del Morrone: era il 15 luglio 1294. Tre giorni dopo, una delegazione di porporati e di prelati ascese all’eremo di S. Onofrio, sul Morrone, e dette l’annunciò a Pietro dell’avvenuta elezione. Pietro reagì male, tentò di fuggire, sapeva di non poter reggere un impegno così gravoso. Poi, però, fu convinto ad accettare perché la Chiesa era in difficoltà e aveva bisogno di una guida; inoltre, sarebbe stato un gravissimo peccato disubbidire al volere di Dio. Ostaggio di Carlo II d’Angiò e del figlio Carlo Martello, interessati solo a che il trattato di Junquera andasse a buon fine in tempi rapidi, Pietro dovette farsi incoronare all’Aquila, città del Regno di Napoli, e poi seguire il sovrano a Napoli dove a dicembre rassegnò le dimissioni. Pietro-Celestino V fu tenuto sempre lontano da Roma e dallo Stato Pontificio per evitare che esercitasse il suo potere temporale e si servisse del suo esercito papalino per liberarsi dalla prigionia degli angioini. Per dirla tutta, la nomina al pontificato, l’incoronazione all’Aquila, Pietro del Morrone eletto papa col nome di Celestino V l’umiliante “carcerazione” a Napoli e la sofferta rinuncia al papato sono sicuramente tra gli eventi più tristi della vita di Pietro, dapprima convinto ad abbandonare la vocazione eremitica e le amate montagne sulmonesi per assumere malvolentieri la guida della Chiesa, pochi mesi dopo costretto a deporre la tiara per affrancarsi dalle ingerenze del sovrano angioino e dai soprusi di spregiudicati esponenti della curia pontificia: l’avvento della “ecclesia Spiritualis” guidata dal papa angelico e il possibile avverarsi della profezia di Gioacchino da Fiore erano durati soltanto un breve ma forse irripetibile lasso di tempo; e forse lo stesso Celestino dovette riconoscere che il mondo e la Chiesa non erano ancora pronti per una trasformazione profonda e radicale.