IL SINDACO SULLA SAN RAFFAELE, NON CI SONO ELEMENTI SUFFICIENTI PER REQUISIRLA
La presidente del tribunale del malato le ha chiesto di requisire la clinica San Raffaele dove ogni giorno aumentano i casi di coronavirus. Ma il sindaco Annamaria Casini, almeno per il momento, non sembra intenzionata ad accontentarla. “Ad oggi non ci sono elementi per poter adottare provvedimenti restrittivi”, dice il sindaco. Dopo lanciato appelli e scritto lettere a Regione e Asl e in qualche occasione anche al prefetto, il sindaco non ha mai ricevuto risposte se non qualche promessa come quella del trasferimento entro mercoledì scorso dei malati covid dal reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Sulmona a quello dell’Aquila, che però non è stata ancora mantenuta. Sul fronte della clinica invece, solo silenzio da parte dei vertici della San Raffaele, che, per il momento, preferiscono fare tutto da soli, con i risultati che tutti stanno vedendo.
“Mi sono arrivate delle prime comunicazioni. La clinica sta mettendo in atto una serie di misure ma sto aspettando l’accertamento di alcuni dati e casi. Non ho elementi per poter fare provvedimenti restrittivi”, sottolinea il sindaco. Al momento sono una decina le persone contagiate tra pazienti, loro parenti e dipendenti in forza alla clinica. Mercoledì è arrivato a Sulmona insieme a un nutrito numero di infermieri, anche il responsabile scientifico del gruppo San Raffaele, Massimo Fini. Il primo atto del dirigente romano è stato quello di creare un piano d’intervento che prevede al momento una dislocazione strategica e più sicura dei pazienti ricoverati nella casa di cura sulmonese. Distanze più ampie tra i pazienti che, dove possibile, saranno sistemati in stanze singole, sospensione delle attività riabilitative o ridotte nel tempo, blocco delle visite ai degenti. Misure, però, che non sembrano sufficienti a fermare il virus visto che ogni giorno che passa i casi di contagio stanno aumentando in maniera esponenziale.