NURSIND: SIANO RICONOSCIUTI DIRITTI AGLI INFERMIERI IN TRINCEA SU FRONTE COVID

Finita la tempesta del coronavirus la politica si ricordi del valore professionale e umano degli infermieri, in prima linea in questa durissima battaglia. A chiederlo a gran voce è Antonio Santilli, segretario provinciale del sindacato Nursind. “È ora di smetterla di prenderci in giro, non siamo né eroi né angeli, né, tantomeno, untori. Siamo professionisti che svolgono il loro lavoro con dedizione e professionalità” sottolinea Santilli.  “Accogliamo con riconoscenza i ringraziamenti dei nostri malati e dei cittadini ma non vogliamo diventare martiri la speranza è che quando tutto sarà finito vi ricordiate di noi, rispettandoci” afferma il segretario Nursind, rivolgendosi alla classe politica, perché gli infermieri, come tutti gli altri operatori della sanità, siano riconosciuti e considerati professionisti a tutti gli effetti.  “Osserviamo che da tempo qualcuno si è accorto di noi, infatti, dalla politica, alle aziende, ecc…, ci definiscono angeli ed eroi” sottolinea Santilli. “Però più passa il tempo e più ci convinciamo che per l’ennesima volta ci stanno prendendo in giro. Infatti, la realtà è ben diversa, siamo stati mandati al fronte senza armi (DPI), per poter combattere e tentare di vincere e salvare le vite di altri, ma anche per proteggere le nostre. Non abbiamo più diritti, né noi, ma neanche i nostri cari che stanno vivendo la stessa nostra sofferenza – continua il rappresentante sindacale –  Quella sofferenza che viviamo tutti i giorni insieme ai nostri pazienti che hanno bisogno oltre alle cure anche di quella carezza che non possono avere dai loro familiari. Oggi osserviamo, purtroppo, che tante persone al di fuori dell’ambiente sanitario ci evitano, quindi un’altra domanda inizia a tormentarci, ma forse da angeli ed eroi siamo stati trasformati in untori? Infatti, molti colleghi non trovano la disponibilità delle baby sitter per i figli, in quanto siamo considerati degli untori del Covid 19, forse la soluzione è quella di sacrificare anche i nostri figli portandoli nel luogo di lavoro quando siamo in servizio, oppure lasciandoli a casa da soli in balia di sé stessi?” domanda Santilli, sollecitando riflessioni e risposte da politica e istituzioni, che non possono continuare a guardare con sola commiserazione o indifferenza chi combatte sul fronte del virus e contribuirà con la propria passione, dedizione, professionalità e capacità ad una vittoria, al momento probabilmente non ancora prossima.