DENUNCIA DEGLI ORDINI: INFERMIERI PAGATI MALE, 13 EURO LORDI L’ORA
Denunciano “contratti indecorosi” in piena emergenza Covid 19, accusando la Regione Abruzzo di non rispettare gli infermieri: sono i presidenti degli Ordini delle professioni Infermieristiche delle quattro province, Giancarlo Cicolini (Chieti), Irene Rosini (Pescara), Maria Luisa Ianni (L’Aquila) e Cristian Pediconi (Teramo), organismi che rappresentano circa 11mila infermieri ai quali verrebbero applicate tariffe pari a meno della metà di quelle in vigore altrove. “La nostra Regione vuole assumere infermieri sottopagandoli, la nostra attività libero professionale oraria è valutata 13,25 euro lordi, un vero schiaffo alla professione e al nostro sistema sanitario regionale” dicono in una nota i quattro presidenti. Aggiungendo che “è quanto è stato indicato dal dirigente regionale preposto ai Direttori generali della Aziende sanitarie locali in una nota del 12 marzo scorso”. “Siamo una regione anche fuori dall’Italia – aggiungono – dove, per le stesse modalità di reclutamento, nelle Aziende sanitarie, al Ministero e in altri enti pubblici, vedono tariffe orarie di 30 euro o superiori”. Per i presidenti degli Ordini “è un’offesa alla professionalità di tanti colleghi che si trovano in prima linea, da sempre, e in particolare per quanto stanno facendo in questo momento di emergenza, saltando riposi, senza limiti orari, in carenza di organico, con scarsa disponibilità di dispositivi di protezione individuale. E si ammalano a causa del Covid-19, come mostrano i crescenti dati dell’Istituto superiore di sanità, siamo già a oltre 3.600 operatori sanitari positivi”.
“E’ un sistema inaccettabile – dicono ancora – che mortifica e calpesta la professionalità di chi si fa carico di assistere e prendersi cura, oltre che incredibilmente in conflitto con le lodi che la categoria infermieristica riscuote in questa situazione di emergenza”. Gli Ordini chiedono l’immediata modifica di quanto è indicato nella nota “per rispetto di tutti gli 11.000 infermieri dell’Abruzzo” evidenziando che “a fine emergenza è evidente che la professione infermieristica dovrà necessariamente rimettere in discussione il suo ruolo nel Sistema sanitario nazionale”