ONORE AI CARABINIERI, PUGNO DI FERRO IN GUANTI DI VELLUTO

 E’ quasi mezzogiorno. Il sole regna assoluto nel cielo, mentre in terra il silenzio fa da spalla alla solitudine. Una giornata irreale, dal sapore kafkiano. Nel breve tragitto che mi separa da casa al supermercato, incrocio solamente qualche corvo. Sono gli esseri viventi che sembrano ormai i padroni del suolo, quasi disturbati o infastiditi dal remoto passaggio di un’auto. Si alzano in volo con qualche remora, come a voler dire basta! E’ l’ultima volta. Questa è adesso Piana Santa Liberata, il polmone industrial-artigiano di Castel di Sangro. Sono uscito per ragioni di necessità familiari senza dimenticare la curiosità legata alla mia professione di giornalista. In giro non si vede anima. Solo davanti al Comune si nota qualche movimento frenetico. Sono i bagliori sprigionati delle casacche indossate da quei generosi della protezione civile, di ogni estrazione, come segno rassicurante. Lì, dal Comune, si impartiscono ordini e disposizioni che coprono i bisogni e le “intolleranze” di una popolazione peraltro consapevole e ubbidiente. Faccio rientro. Un tempo nemmeno lungo dall’uscita, comunque sufficiente e finire in un posto di blocco dei
carabinieri. Mi è capitato poche volte nella vita, tuttavia adesso all’alt provo un senso di disagio. Sono solo. Anche il vento ha smesso di sibilare, sicchè filtra nel mio animo qualche ancestrale timore. Ripenso all’attacco al Parlamento spagnolo, al golpe Tejero, o a carabineros cileni, perfino
ai militari argentini al tempo di Videla. Sono due bei ragazzi, abbronzati, quelli che mi fermano. Mi affianco. Chi mi chiede di prammatica i documenti e le giustificazioni del caso ha una barbetta che non avrei esitato a definire mefistofelica. E invece è sereno, delicato, fermo tuttavia in alcune
raccomandazioni quasi a volermi dire con tono di rimprovero: guarda che se ti ripizzico in giro….Avrei voluto ribattere che sono a conoscenza di tutto, che….. e così sono andato via; avrei voluto scrivere a gambe levate, ma ero in macchina. L’incontro tuttavia è stato utile, almeno per me. E in questo senso mi sento di dare questo messaggio anche agli altri. Siamo in buone mani a Castel di Sangro, così come nel resto d’Italia. E in braccio ai Carabinieri, guardate un po’, si prova oggi una sensazione di tutela al di là dell’idea esorcistica che si può avere da quella fiamma d’argento sui
cappelli dei militari. Comunque vi dico: non finiteci. Restate a casa che è meglio.
                                                                                            Luigi Liberatore