EMERGENZA CORONAVIRUS, CISL: ORGANIZZAZIONE CARENTE NELL’OSPEDALE DI SULMONA
Per fortuna non ci sono casi di coronavirus sul territorio sulmonese e nel comprensorio pelino ma “in realtà gli operatori sanitari dell’ospedale dell’Annunziata si sentono quotidianamente minacciati da una possibile o probabile infezione poiché il presidio ospedaliero non è ben organizzato per la gestione ottimale che vuol dire senza infezione di ambienti e personale rispetto all’emergenza in atto”. A lanciare l’allarme è Mauro Incorvati, segretario aziendale Fp-Cisl e Gianna Tollis Cisl-Medici. “Innanzitutto registriamo carenza importante dei dispositivi di protezione, che già pochi, vengono, per ovvi motivi, dirottati verso l’ospedale di riferimento per l’infezione da coronovirul, cioè L’Aquila – sottolineano i due esponenti sindacali – gli operatori sanitari del nostro Pronto soccorso, del 118 territorale, della Radiologia e della Rianimazione, però, svolgono esattamente le stesse mansioni (pre-triage, triage, assistenza primaria e, se necessaria, intensiva) degli operatori degli altri ospedali per cui riteniamo che debbano essere ugualmente protetti. Perciò chiediamo che, in proporzione, siano consegnati anche per il nostro ospedale i dispositivi di protezione per ogni livello di assistenza e in quantità adeguata”. “Il nostro ospedale, inoltre, come più volte da noi rimarcato, soffre di grave carenza di personale rispetto a tutte le categorie sanitarie – continuano Incorvati e Tollis – considerato l’altissimo livello di stress a cui sono sottoposti i medici, infermieri e operatori socio-sanitari del Pronto soccorso sarebbe utile destinare a questo servizio risorse umane che possano dare manforte a chi sta già lavorando da molto tempo o addirittura sostituire eventuali quarantene o malattie”. “In ultimo il personale che lavora in questo presidio, ha la netta sensazione che non tutto sia stato organizzato come dovrebbe essere fatto. Il pre-triage è situato in una zona lontana dal Pronto soccorso (piazzale del vecchio Pronto Soccorso), i pazienti in attesa di referto di tampone sono accolti all’interno di container pur avendo a disposizione strutture adeguate ove fino allo scorso settembre si è gestita normale attività (locali vecchio Pronto Soccorso, ex reparti di degenza Ala Bolino). Non sono messi ben in evidenza, se esistono, percorsi dedicati all’eventuale paziente colpito da coronavirus, in funzione dei servizi territorio-ospedale e all’interno dello stesso ospedale.Superfluo rimarcare l’urgenza di tali eventuali provvedimenti”.